Pub e birrerie: "Il coprifuoco è un guaio"

Dal Jump al Bifor, passando per La Fiasca, sono diversi i locali cittadini costretti a modificare le loro abitudini e quelle dei clienti

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di Sofia Nardi

Porte chiuse alle 24. L’ultimo decreto impone un cambiamento dei ritmi abituali di pub e birrerie e, per diminuire il rischio di assembramento e diffusione del virus, obbliga tutti ad abbassare le saracinesche alle 24. Come cambia, a questo punto, la vita notturna forlivese? E, soprattutto, come accusano il colpo i gestori dei locali? "Noi da dopo il lockdown non avevamo più ripreso con le colazioni e solo da una decina di giorni avevamo ripreso con i pomeriggi – spiega Luca Gardella del Jump, in piazza Morgagni –. Proprio in questi giorni stavamo considerando di tornare ai vecchi orari, ma a questo punto lasciamo perdere l’idea: in tanti proseguiranno in smart working e la mattina lavoravamo soprattutto con gli uffici. La chiusura a mezzanotte è un problema: noi in settimana avevamo gente fino all’una circa, ma nei weekend arrivavamo anche alle 3. Sono ore molto importanti che incidono sul bilancio finale del locale. La paura, poi, è che tante di quelle persone che venivano a bere una birra dopo cena finiranno per tornare direttamente a casa. Gestire questo fatturato mancato non sarà facile e non sappiamo se, poi, ci verrà data una mano. Resta il fatto che se questo provvedimento servirà ad abbassare la curva del contagio ci trova favorevoli: l’importante è uscire il prima possibile da questa brutta situazione".

È cauto Mirko Fontana della Fiasca: "Non ci resta che stare a vedere cosa succederà: forse i forlivesi cominceranno a uscire prima per rientrare a casa prima. Quando abbiamo riaperto dopo il lockdown eravamo molto preoccupati e temevamo che il fatturato sarebbe crollato, invece l’estate è andata molto bene. Certo, la preoccupazione c’è, del resto a lavorare alla Fiasca ci sono 18 persone alle quali ora dobbiamo riorganizzare i turni. Speriamo che, se non altro, ci venga incontro il meteo".

Definisce la sua birreria ‘Bifor’ in piazza Cavour come "una delle realtà più colpite dal decreto" Luca Drudi: "Ogni giorno abbiamo gente fino a tardi. Tra settimana non chiudiamo prima delle due, molto più tardi nei weekend e molti di loro arrivano proprio a mezzanotte. Nel nostro caso, poi, il danno è doppio: avendo anche il birrificio, saremo danneggiati anche nella vendita delle nostre birre agli altri pub che, proprio come noi, chiuderanno prima e venderanno meno".

Se i più colpiti dal decreto sono senz’altro i pub, anche qualche ristorante risentirà dei nuovi orari. Uno tra questi è senz’altro ‘Domus’ di Forlimpopoli, noto per chiudere ogni sera alle ore piccole: "Prima del Covid chiudevamo il venerdì alle 3, il sabato alle 4 e tutte le altre sere alle 2 – elenca Pier Paolo Parisi –. Quando abbiamo riaperto, dopo il lockdown, abbiamo ridotto gli orari di un’ora per ogni sera perché abbiamo visto che non c’era più la necessità di tenere aperto così a lungo. Ora non ci resta che adattarci e chiudere anche noi a mezzanotte, come tutti gli altri. Conto, però, che i clienti, proprio come hanno dimostrato di saper fare quest’estate, non smettano di frequentare i locali, ma, semplicemente, si adattino alle nuove abitudini: in questo periodo non si può fare altro".