REDAZIONE FORLÌ

Restauro completato per la chiesa dell'Addolorata: un futuro dopo anni di chiusura

Conclusi i lavori di restauro della chiesa dell'Addolorata, parte del complesso delle suore Clarisse, con consolidamento e recupero dei colori originali.

Conclusi i lavori di restauro della chiesa dell'Addolorata, parte del complesso delle suore Clarisse, con consolidamento e recupero dei colori originali.

Conclusi i lavori di restauro della chiesa dell'Addolorata, parte del complesso delle suore Clarisse, con consolidamento e recupero dei colori originali.

Si sono conclusi nei giorni scorsi gli interventi di restauro che hanno interessato la chiesa dell’Addolorata, in via Maroncelli. Un "piccolo intervento", come lo definisce l’architetto Emanuele Ciani, che si è occupato dei lavori che, però, ha comportato il consolidamento dell’edificio e che ora consente di immaginarne un futuro dopo tanti anni di chiusura.

La chiesa fa parte del complesso religioso delle suore Clarisse ed è gemella della chiesa del Corpus Domini, affacciata su piazza Ordelaffi, con la quale condivide anche il campanile dalla caratteristica cupola color verderame. Non solo somiglianze architettoniche: l’Addolorata, infatti, è unita al Corpus Domini da un cordone ombelicale ‘segreto’, un sotterraneo che attraversa la strada connettendo le due strutture. Entrambe le chiese sono state costruite da padre Andrea Michelini e poi consacrate nel 1795 da monsignor Mercuriale Prati. Per anni, fino alla sua morte avvenuta nel nel 1972, a tenere messa all’Addolorata fu don Faliero Raggi, al punto che qualche forlivese ancora la ricorderà semplicemente come ‘la chiesa di Raggi’.

L’edificio rimase chiuso per un quarto di secolo, fino a quando fu dato in uso all’associazione di volontariato ‘Amici di Benedetta Bianchi Porro’ che vi organizzava un mercatino permanente di beneficenza, finché anche questo utilizzo venne meno. È dall’Addolorata che arriva la tavoletta attribuita a Vitale da Bologna che oggi è conservata ai musei San Domenico, mentre all’interno della chiesa resta ancora la pala d’altare: una deposizione del Gandolfi.

"L’intervento che abbiamo svolto – spiega l’architetto Ciani – ha riguardato nello specifico le superfici murarie che necessitavano di essere messe in sicurezza. In particolare abbiamo agito sugli intonaci ammalorati". Consumati dal tempo e dall’umidità, erano stati tinteggiati di giallo, "ma era necessario rimuoverli – spiega Ciani – e abbiamo deciso di ricercare i colori originali". Così è stato fatto un saggio per ritrovarli sotto le stratificazioni successive: "Con un bisturi abbiamo scavato una piccola porzione fino ad arrivare alla tinta primaria". Così ora le pareti sono grigie, verdi e rosa pastello, come nel Settecento. E potrebbe essere il primo passo concreto verso una restituzione alla città.

Sofia Nardi