Saluti romani sotto accusa. A processo Morosini di Villa Mussolini

Imputato anche uno storico organizzatore. Udienza rinviata a gugno

Saluti romani sotto accusa. A processo Morosini di Villa Mussolini

Saluti romani sotto accusa. A processo Morosini di Villa Mussolini

Bisognerà aspettare metà giugno per sapere come il tribunale inquadrerà quelle chiamate fatte davanti al cimitero monumentale nell’ambito delle commemorazioni per la morte del gerarca fascista Ettore Muti datate 23 agosto 2020.

Il rinvio è arrivato ieri pomeriggio dal giudice del tribunale di Ravenna Antonella Guidomei e consentirà al pm Daniele Barberini di inserire una precisazione nel capo d’imputazione. La cornice è quella delle udienze predibattimentali a carico del 61enne Mirco Santarelli, al tempo organizzatore delle commemorazioni (agiva con tale ruolo anche a Predappio) accusato di avere pronunciato per tre volte la frase "camerata Ettore Muti" ricevendo la risposta "presente". Sotto accusa anche l’83enne Domenico Morosini, patron di Villa Mussolini di Carpena, per avere "alzato il braccio destro per il saluto romano". Gli imputati sono difesi dagli avvocati Francesco Minutillo ed Emanuele Solari: i due legali nella precedente udienza avevano chiesto e ottenuto che il caso fosse discusso alla luce della delle motivazioni della recente e importante sentenza della Cassazione proprio su questo tipo di gesti.

Parte civile, la Consulta antifascista di Ravenna con il suo presidente Carlo Boldrini rappresentata dall’avvocato Andrea Maestri. Non era stata invece ammessa la costituzione dell’Anpi di Ravenna in assenza della necessaria procura speciale. Secondo l’avvocato Maestri, "la Consulta ritiene nel caso in specie, valorizzata la XII disposizione finale della Costituzione, che parla di divieto di ricostituzione ’sotto qualsiasi forma’, sia comunque configurabile il pericolo concreto che, attraverso il proselitismo e la propaganda reiterata liturgicamente negli anni e in forma pubblica, si costituiscano o consolidino gruppi e organizzazioni neofascisti, ispirati a un’ideologia che la Costituzione democratica e antifascista nata dalla Resistenza ha bandito una volta per tutte". Naturalmente lettura opposta quella fornita al caso dalle difese dei due imputati.