Il consiglio di amministrazione di Unieuro, leader nella distribuzione di elettronica di consumo ed elettrodomestici in Italia, ha deliberato a maggioranza di non vendere al gruppo francese Fnac Darty e Ruby Equity Investment le circa 70mila azioni proprie, pari allo 0,34% del capitale. Si tratta di titoli detenuti dalla stessa società, che le emette e poi le acquisisce. Non c’entrano, in questo caso, le quote dei singoli consiglieri d’amministrazione, che in alcuni casi sono anche azionisti. L’importo non è cospicuo, ma la decisione è simbolica a pochi giorni dal 25 ottobre, quando terminerà l’offerta di acquisto da parte di Fnac Darty, salvo eventuali proroghe.
La decisione è stata comunicata in una nota da Unieuro. Come a fine agosto, quando il cda si era espresso in merito alla congruità dell’offerta francese, hanno votato a favore della vendita il presidente Stefano Meloni e i consiglieri Benedetto Levi, Giuseppe Nisticò e Alessandra Stabilini. Non è stato precisato il voto degli altri consiglieri, ma, come in estate, tra i contrari c’è l’amministratore delegato Giancarlo Nicosanti. Il fronte del ‘no’ è inoltre cresciuto, visto che ad agosto i ‘sì’ erano stati 5.
Da rimarcare come i consiglieri Benedetto Levi e Giuseppe Nisticò siano espressione di Iliad, la società francese di telecomunicazioni che detiene il 12% delle azioni Unieuro: anche se i transalpini non si sono mai espressi ufficialmente, il loro sì è un ulteriore segnale di come con ogni probabilità venderanno le proprie azioni a Fnac Darty, permettendole di salire nelle quote azionarie e proseguire la scalata. Ieri le adesioni erano salite all’8%. Va ricordato che Fnac Darty partiva col 4,4%. Con Iliad e, verosimilmente, anche il fondo Amundi, potrebbe attestarsi idealmente a circa il 30%. La soglia minima, inizialmente fissata al 90%, è stata abbassata al 66,7%, i due terzi delle quote. La prossima settimana sarà decisiva.
Per questo ogni mossa, adesso, ha maggior peso. La decisione di non vendere il proprio 0,34%, secondo Unieuro, si colloca "nel solco delle riserve espresse circa la congruità del corrispettivo dell’offerta a remunerare adeguatamente gli azionisti, non esprimendo detto corrispettivo il valore atteso delle azioni derivante, tra l’altro, dalla prospettica esecuzione del piano strategico e dal completamento dell’integrazione del gruppo Covercare" (quest’ultima è un’impresa leader sul mercato italiano per i servizi di riparazione dei cellulari e non solo). La decisione è "ulteriormente confortata e motivata dai risultati preliminari del semestre chiuso al 31 agosto 2024, che sono superiori alle aspettative della società e dal rialzo dell’outlook reddituale per l’esercizio in corso".
Gianni Bonali