Elezioni comunali 2022 Dovadola, chi sono i candidati sindaco. Le liste

Sarà una sfida a tre: a contendersi la poltrona saranno il sindaco uscente FrancescoTassinari, il pensionato Claudio Cagnani e il giovane Emilio Maggio

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Il prossimo 12 giugno, come nei circa mille Comuni italiani, anche i 1.312 cittadini di Dovadola aventi diritto al voto (+ 12 cittadini comunitari delle liste aggiuntive) si recheranno alle urne per eleggere il nuovo sindaco e i dieci consiglieri comunali, sette di maggioranza e tre di minoranza. Sono tre i candidati alla poltrona di sindaco e tre le liste, da una che per molto tempo ha rischiato di correre da sola. Il pericolo per una sola lista poteva essere quella di non raggiungere il quorum necessario: il 40% (finora era il 50%) degli aventi diritto più uno, mentre anche il numero di firme di cittadini raccolte per presentare una lista a Dovadola è sceso da 25 a 9. Cinque anni fa gli aventi diritto al voto erano 1.330 e votò il 64.33%.

Fra i tre candidati a sindaco, quello più noto è il primo cittadino uscente, Francesco Tassinari, dovadolese di 56 anni, imprenditore edile, che ha guidato negli ultimi cinque anni come civico l’amministrazione comunale e la giunta, formata da lui stesso e da due assessori, fra cui il vice. L’altro candidato è Claudio Cagnani, pensionato 70enne, per 37 anni promotore finanziario, consigliere comunale di minoranza, che ha svolto negli ultimi cinque anni il ruolo in opposizione in una lista dei 5Stelle. Infine, il terzo candidato alla carica di sindaco di Dovadola è Emilio Maggio, 35 anni, domiciliato a Forlìmpopoli, originario di Lugo, libero professionista con studi di infortunistica in Romagna.

Non rischiando più il quorum, la competizione sembra più tranquilla, ma di sicuro non sarà addormentata, come qualcuno temeva, perché Cagnani darà battaglia su vari fronti e Maggio annuncia propositi di ringiovanire il paese del tartufo, "dove si mangia molto bene e dove conosco la vita di paese da quando ho iniziato a lavorare a 18 anni". Tassinari insomma avrà il suo da fare a difendere la poltrona.

testi di Quinto Cappelli