Nuovi assessori a Forlì, il centrosinistra: "Sono entrati i post-fascisti"

Pd e Forlì e Co. all’attacco di Fratelli d’Italia e del gruppo di Minutillo, che replica: "Falsità offensiva. Rettifichi o adiremo alle vie legali"

Federico Morgagni (Forlì e Co.)

Federico Morgagni (Forlì e Co.)

Forlì, 15 novembre 2022 - Le opposizioni hanno atteso l’ufficializzazione davanti al consiglio comunale delle nomine dei due nuovi assessori – Marco Catalano e Barbara Rossi – per dare loro il ‘benvenuto’. Ai gruppi consiliari Pd e di Forlì e Co. e Articolo 1, non poteva certamente piacere la mossa del sindaco Zattini di far entrare in squadra due esponenti di destra come Catalano (Fratelli d’Italia) e Rossi (Centrodestra per Forlì). Le opposizioni li bollano come "espressione dell’ala destra di ispirazione post-fascista della coalizione".

Un’espressione , quella riferita al fascismo, che ha scatenato in serata la replica di Davide Minutillo capogruppo di Centrodestra per Forlì: "Basta alle aggressioni verbali e alla violenza ideologica". E definisce l’aggettivo "possibile oggetto di una valutazione giuridico-legale". Nel merito, "non soltanto è storicamente sbagliato, ma anche una totale falsità, irricevibile e offensiva. Per età e convinzioni personali respingiamo questa etichetta con con chiaro intento diffamatorio ". E conclude: " Prima di procedere per le vie legali attendiamo una formale rettifica e le scuse personali".

I dem , nella loro nota, avevano contestualizzato l’ingresso di Catalano e Rossi come "un innegabile spostamento ulteriormente a destra della giunta, che inizialmente era stata ‘venduta’ ai cittadini come moderata. Nei fatti, come più volte sottolineato da Fratelli d’Italia, il governo della città e persino la stessa ricandidatura del sindaco è oggi nelle mani della destra, che ha preteso e ottenuto il riconoscimento in giunta del proprio peso politico". Solo così, proseguono Pd e soci, "si può comprendere un teatrino andato in scena per mesi, senza neppure far finta che alla base della discussione ci fosse qualche tema politico di fondo o divergenza rispetto alle scelte migliori per l’interesse della città". Il rimpasto è privo "di contenuto politico. Di fatto, anche dopo questo rimescolamento delle carte, non c’è all’orizzonte alcun cambio di passo, non si parla di progetti per il futuro della città".

Da ripensare , tra i temi concreti, ci sono "il piano per il commercio, un tema su cui la Giunta non potrà all’infinito cavarsela dando la colpa ‘a quelli di prima’". Ma anche "la definizione delle linee strategiche di sviluppo della città che dovranno far parte del nuovo Piano urbanistico generale, che Forlì è ormai uno dei pochi comuni della Regione a non avere predisposto, all’avvio del biciplan, un piano per rendere la nostra una città all’avanguardia sul tema della mobilità lenta". Si torna a parlare di luminarie, che l’opposizione include tra gli interventi "effimeri e molto costosi", senza "nessuna capacità di incidere sulla vita quotidiana delle persone. Persino sul tema che oggi rappresenta l’emergenza di più drammatica attualità, la crisi economica ed energetica, sono mesi che aspettiamo inutilmente provvedimenti dall’Amministrazione".

Viene ricordato poi che "le due forze politiche che oggi entrano in giunta, appena sei mesi fa hanno presentato e votato una mozione di sfiducia contro l’assessore Melandri per il patrocinio concesso alla Festa delle famiglie arcobaleno, il che alimenta anche il fondato timore di un ulteriore arretramento della nostra città sul tema dei diritti civili". Preoccupa poi "che una delega delicata come quella del welfare, a maggior ragione in un momento di forte emergenza sociale, sia stata fatta oggetto di questa spartizione politica e rischi ora di essere preda di un approccio ideologico, di cui peraltro l’Amministrazione non ha mancato di dare già prova".