Forlì, oltre 300 persone in piazza per Carlo Calenda. Omaggio al senatore Ruffilli

Il leader di Azione ha puntato su sanità, scuola e cultura. Prima del comizio si è fermato davanti alla casa della vittima delle Br

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Forlì, 11 settembre 2022 - Oltre 300 persone hanno ascoltato Carlo Calenda in piazzetta della Misura, a due settimane dal voto. Il segretario di Azione, in corsa per il cosiddetto Terzo Polo, è il secondo leader politico nazionale a fare visita alla città in questa campagna elettorale dopo Enrico Letta, già ospite della Festa dell’Unità in agosto. L’ex ministro dello Sviluppo Economico ha esordito citando Giuseppe Mazzini, di fronte al candidato Luca Ferrini che corre nel collegio uninominale ed è proprio un membro del Pri, come, in passato o tuttora, altri nomi della politica locale presenti in platea. Calenda ha seminato citazioni anche al centro e a sinistra, da don Sturzo a Togliatti, per poi chiudere con Pericle e la democrazia ateniese. Ha criticato a più riprese gli avversari politici: in particolare Salvini ("quando era ministro faceva smartworking dalle sagre", "non potrebbe rifondare neanche il suo condominio"), nonché "il mio amico Letta" ("la dote ai 18enni è la cosa più stupida che abbia sentito in questa campagna elettorale"), Luigi Di Maio ("vendeva bibite allo stadio") e Meloni ("non ha cultura di governo, chi la vota fa un errore"). "Forse vi aspettavate che parlassi di gas, di nucleare, di rigassificatori", premette. Invece gran parte del suo intervento è stato dedicato alla sanità: "Investiamo lì. Mia moglie è stata operata di tumore: in America le sarebbe costato un milione di dollari". Ma anche sulla scuola ("chi fa ricorso al Tar per una pagella dovrebbe perdere la patria potestà") e sulla cultura: "Bisogna studiare e leggere libri, non stare sui social 5 ore al giorno". Appello al voto che lui ritiene utile, "perché è giusto": "Chi dovesse dare in gestione un bar lo affiderebbe a chi ha esperienza. No alle promesse irrealizzabili".

Prima del comizio, Carlo Calenda aveva reso omaggio a Roberto Ruffilli, il senatore democristiano ucciso dalle Brigate Rosse nel 1988: davanti alla casa di Ruffilli, in corso Diaz, ha incontrato anche Piergiuseppe Dolcini presidente della fondazione che porta il nome del senatore martire.

Marco Bilancioni