Crac Bio On, c’è un unico responsabile civile

E’ la società Pwc. Più di 1.700 parti offese ammesse al processo, Confconsumatori tra gli esclusi: "Non svolge esclusiva attività di tutela"

Crac Bio On, c’è un unico responsabile civile

Crac Bio On, c’è un unico responsabile civile

Quasi tutte ammesse le parti civili al processo sul crac di Bio On. Solo una manciata è stata esclusa dal giudice Domenico Pasquariello, tra cui Confconsumatori, perché – come avvenuto con altre associazioni di consumatori già escluse in fase di udienza preliminare – non svolgerebbe una "esclusiva e specifica attività di tutela dell’interesse leso" da prima degli eventi contestati. Altre questioni tecniche hanno comportato l’esclusione di altre tre parti. Tutte le altre – per un totale di più di 1.700 – sono state accolte.

Con una eccezione: quelle che hanno fatto domanda di risarcimento nei confronti di Bio On Spa. Il giudice infatti ha stabilito l’impossibilità di coinvolgere l’azienda come responsabile civile nel processo (con il ruolo cioè di garante di parte del risarcimento dei danni subiti dalle parti offese in caso di condanna), poiché dichiarata fallita nel 2019 e non è possibile chiamarla a rispondere degli illeciti commessi dagli ex amministratori (cioè gli odierni imputati). Dunque, è stata ammessa come unica responsabile civile la società di revisione contabile PricewaterhouseCoopers (Pwc), già accolta in udienza preliminare e rimasta sola in causa a seguito dell’uscita di Ernst & Young, con il patteggiamento del revisore che la rappresentava. Pwc nel processo è rappresentata dall’avvocato milanese Elisa Marini. Anche questa volta erano assenti in aula i nove imputati, cioè l’ex presidente e socio fondatore di Bio On, Marco Astorri, difeso dal professor Tommaso Guerini; il suo vice Guido Cicognani; il presidente del collegio sindacale Gianfranco Capodaglio; i membri del collegio Vittorio Agostini, Pasquale Buonpensiere, Vittorio Folla, Gianni Lorenzoni e Giuseppe Magni; e appunto il revisore dei conti di Pwc Gianni Bendandi. Devono rispondere a vario titolo di bancarotta fraudolenta, manipolazione del mercato e tentato ricorso

abusivo al credito.

Bio On, è ormai noto, fallì dopo

l’inchiesta della finanza coordinata dai pm Francesco Caleca e

Michele Martorelli a seguito del report del fondo speculativo Quintessential che lo definì "un castello di carta destinato al collasso". E proprio nei giorni scorsi, i creditori hanno dato parere favorevole alla proposta di concordato presentata da Maip, azienda piemontese del settore dei polimeri, che ha messo sul piatto 17 milioni per rilevare il pacchetto della ex start up. Se entro metà gennaio non ci saranno opposizioni, il concordato andrà finalemente in porto.

Federica Orlandi