La banda musicale perde la sua guida. La città piange Gian Paolo Luppi, storico maestro direttore della Filarmonica Imolese, scomparso ieri all’età di 65 anni. Era malato da tempo. Lascia il figlio Fabio e la moglie Antonella. Nato a San Giovanni in Persiceto nel 1959, dopo aver conseguito la maturità scientifica si è dedicato completamente alla musica, diplomandosi al conservatorio Giovan Battista Martini di Bologna e divenendo pianista, direttore d’orchestra, compositore pluripremiato e docente appassionato.
Ha ricevuto premi in importanti competizioni nazionali e internazionali. Sue composizioni sono state trasmesse dalla radio italiana, vaticana, spagnola, rumena, belga e svedese ed eseguite in importanti festival in Italia, Francia, Spagna, Germania, Grecia, Romania, Svezia, Belgio, Libia e Australia. Figura d’eccellenza riconosciuta anche a livello internazionale, ha condiviso il suo talento e il suo sapere in alcuni dei più prestigiosi conservatori europei e in particolare in quello del capoluogo emiliano, dove ha formato generazioni di musicisti. Dal 2014, come maestro direttore della Filarmonica Imolese, ha offerto la sua esperienza e la sua visione musicale alla alla città.
"A nome dell’amministrazione comunale, dell’intera città di Imola e del sindaco Marco Panieri, esprimiamo il più sentito cordoglio per la scomparsa del maestro Gian Paolo Luppi – è il messaggio arrivato ieri dal Comune –. La sua dedizione ha arricchito la Banda e il suo repertorio, spingendo i musicisti a crescere e a innovarsi costantemente. Per oltre un decennio ha rappresentato per noi tutti una guida e un esempio di passione artistica e professionale. Ci stringiamo con affetto alla sua famiglia, ai suoi cari e alla comunità della banda in questo momento di dolore, consapevoli che il suo spirito e la sua eredità musicale resteranno per sempre parte della nostra comunità".
I funerali di Luppi si terranno domani alle 14.45 nella chiesa Collegiata di San Giovanni in Persiceto. "Gli dicevo spesso che il coro degli angeli avrebbe potuto attendere, e che, per quanto lo desiderassero tra loro, Dio avrebbe potuto concedergli ancora tempo con noi – le parole del figlio Fabio –. Dal giorno della diagnosi, sapevo bene quanto sarebbe stato difficile, ma ho sempre sperato che la sua chiamata potesse arrivare il più tardi possibile. Eppure, il disegno di Dio ha avuto fretta: forse lassù avevano davvero bisogno di lui, della sua musica e della sua guida".