"Io, Barrichello e Antonacci. Quanti ricordi"

Feste, motori e l’appassionato tifo Ferrari. Le polaroid di Gianni Mezzetti, tra i fondatori dello storico fan club del pilota brasiliano

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di Gabriele Tassi

Mettete insieme su un palco Rubens Barrichello e Biagio Antonacci. Poi dategli in mano un microfono e aspettate. Nel 2004 finì che si misero a cantare insieme sulle note di ‘Convivendo’ il singolo lanciato in quegli anni dal cantautore milanese. A una delle tante feste del Barrichello fans club succedeva anche questo, si mischiavano, musica, divertimento e motori. In quella serata alla discoteca Vie en Rose di ormai 16 anni fa si ricordava la tragica scomparsa di Ayrton Senna, nel decennale dello sfortunato incidente datato primo maggio 1994, in cui perse la vita alla curva del Tamburello. Un anno simbolo il ‘94 anche per Gianni Mezzetti, che nel weekend più sciagurato di sempre per la Formula 1, proprio dopo il primo incidente di Rubens, decise di fondare il Barrichello Fans Club, una cerchia di amici, tra i quali c’era anche il nostro fotografo Marco Isola, ancora meglio, di aficionados, che da quell’anno in avanti cominciarono anche a raccogliere fondi da destinare in beneficenza al comitato Sao Bernardo, paladino di bambini e donne in difficoltà.

Il bello è che Barrichello era praticamente sempre presente (assieme alle ballerine brasiliane) allo stand del club in viale Dante, tanto che fino a un anno fa, nella storica paninoteca ‘Popeye’ di Mezzetti faceva ancora bella mostra di sé la tuta rosso Ferrari del pilota brasiliano, un vero e proprio cimelio dal valore affettivo inestimabile, lasciata dal campione verdeoro in eredità al club.

"Qualche volta me la sono pure infilata – ammette Gianni -, ma solo per provare qualche istante l’emozione, in fondo, appartiene a tutti noi tifosi, non è solo mia". E in effetti sopra c’è – scritta a pennarello – la dedica di Rubens: "A Gianni, Marco (Isola, il fotografo, ndr) e a tutto il fan club. Um abraço". Metà italiano e metà portoghese, per sancire ancora di più quel sodalizio praticamente inossidabile fra la città e il circus della Formula 1. Ricordi che si susseguono negli anni, passando per esempio per il 2002, "quando alla festa organizzata sulla terrazza dell’Autodromo – prosegue Mezzetti -, ci raggiunsero in elicottero Rubens e Felipe Massa, il quale, dopo qualche anno, sarebbe finito anche lui in Ferrari".

Oggi, la storica paninoteca Popeye di Gianni (aperta proprio in quel 1979, il primo anno della Formula 1) è chiusa, al suo posto, il ristorantino del figlio Mattia. Il nome è rimasto uguale "perché alle barche non si cambia, porta male" ripete sempre Mezzetti, ma il gusto degli anni d’oro della Formula 1 resta qualcosa di inesauribile. "Non avrà lo stesso aspetto, con i chioschetti dei panini fuori dai locali e le spine della birra sotto i gazebo, la marea di persone, quasi tutte vestite di rosso che attraversano viale Dante, ma il sapore, il suono delle marmitte e l’odore di gomma bruciata sono sensazioni che non si dimenticano. E non muoiono mai".