L’allarme degli apicoltori "Aziende vicine al collasso"

La preoccupazione dell’Osservatorio nazionale per la prossima stagione "Se la siccità proseguirà ancora, il settore rischia di non risollevarsi"

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La danza della pioggia è già cominciata, per scongiurare la replica di un anno, il 2021, andato in archivio come uno dei peggiori della storia. La produzione di miele per questo 2022 è appesa alla clemenza del clima, lo stesso clima che ha purtroppo penalizzato fortissimamente le aziende negli ultimi anni. "Lo stato di siccità attuale ci preoccupa molto, quello che si auspica per le prossime settimane è l’arrivo della pioggia senza che però si verifichino gelate. Solo la concomitanza di questi due fattori può consentire uno sviluppo vegetativo normale, garantendo abbondanti fioriture", spiega Giancarlo Naldi, presidente dell’Osservatorio Nazionale del Miele che ha sede a Castel San Pietro. Impietoso, infatti, è il quadro che l’Osservatorio ha fatto per l’anno andato in archivio, riassunto così da Naldi: "Un’annata tragica, non esiste altra definizione possibile. Le aziende non solo non hanno prodotto miele, ma hanno dovuto spendere soldi per mantenere in vita le famiglie di api che rischiavano di morire di fame. Dunque soldi spesi per nutrire le api e soldi spesi per il nomadismo, alla ricerca di quelle zone d’Italia dove si poteva trovare un minimo di fioritura, comunque non sufficiente alla resa dei conti per garantire una produzione soddisfacente".

Un anno che dunque ha messo in ginocchio l’intero settore. "C’è il rischio di perdere aziende, di perdere una parte della struttura produttiva", è l’ammissione di Naldi. Nessuna zona d’Italia si è salvata, "neppure l’Emilia Romagna, neppure i produttori della nostra area bolognese, che non hanno potuto produrre millefiori e acacia". Per salvaguardare il settore nella legge di bilancio 2022 il Parlamento ha stanziato 7 milioni di euro, "che chiederemo vengano dati per sostenere direttamente le aziende", anticipa Naldi. La risposta alla crisi, guardando anche al futuro prossimo, "può passare attraverso la differenziazione produttiva, quindi produrre non solo miele ma anche propoli o pappa reale per esempio, o il nomadismo, che si scontra però con i prezzi del gasolio schizzato alle stelle". L’unica medicina per risollevare davvero il settore, insomma, è una primavera che regali pioggia e campi fioriti. Una pioggia che, magari, risparmi soltanto le giornate del Very Slow in programma in piazza XX Settembre il 9 e 19 aprile con il concorso "Un piatto al miele" che tanto successo ha avuto l’anno scorso tra i ristoratori castellani. A giugno, poi, il miele tornerà a essere l’assoluto protagonista del "Giugno Castellano", con apicoltori da tutta Italia che convergeranno in città.

Claudio Bolognesi