GABRIELE TASSI
Cronaca

L’ultimo saluto a Francesco: "Un gigante del nostro tempo. Ha aperto la Chiesa a tutti"

Centinaia di imolesi in pellegrinaggio a Roma, anche il parroco di Zolino, Don Ravaglia. Il consigliere regionale Castellari: "Il Papa mi strinse la mano, cose che non si dimenticano".

Centinaia di imolesi in pellegrinaggio a Roma, anche il parroco di Zolino, Don Ravaglia. Il consigliere regionale Castellari: "Il Papa mi strinse la mano, cose che non si dimenticano".

Centinaia di imolesi in pellegrinaggio a Roma, anche il parroco di Zolino, Don Ravaglia. Il consigliere regionale Castellari: "Il Papa mi strinse la mano, cose che non si dimenticano".

Un bagno di folla per l’uomo che ha saputo toccare il cuore di tanti, anche non credenti. Centinaia gli imolesi che hanno preso parte all’ultimo saluto a Papa Francesco, ieri in Vaticano. Dalle case, dalle parrocchie: pullman treni o auto private in un triste esodo per dire addio al Pontefice "che ha risposto alle necessità dei nostri tempi, aprendo la chiesa a tutti". Don Paolo Ravaglia – parroco di Zolino – ha vissuto come Officiale del dicastero delle cause dei santi, giorni intensi in Vaticano. "Ho visto – racconta, appena rientrato da Roma –, non solo l’atto di fede di un popolo raccolto per la scomparsa di un Papa, ma credo che ciascuno dei presenti avesse almeno un motivo per portare il suo ultimo saluto".

Moltissimi i pullman da Imola, tanti i ragazzi già presenti per il Giubileo degli adolescenti in programma domenica. "Qualcuno è partito singolarmente, altri in comitive organizzate. In piazza – prosegue Ravaglia –, ho visto tanta gratitudine perché nella vita di ciascuna di queste persone è accaduto qualcosa di bello collegato al Papa del nostro tempo, che ha parlato con urgenza di una chiesa-casa per tutti, di un Dio per tutti, ’per todos’".

Uomini, autorità, politici, potenti, riuniti del giorno dei funerali con le persone semplici, quelle che Francesco avrebbe sempre messo al primo posto. "Ha predicato e praticato l’amore per i più poveri, ha elevato e riscattato gli ultimi, gli emarginati, gli oppressi e li ha messi al primo posto – lo ricorda il consigliere regionale Fabrizio Castellari, presente ieri a Roma –, restituendo dignità profonda a tutte le forme di sofferenza, condannando ogni forma di esclusione, di prevaricazione e di emarginazione. Ha chiesto alle istituzioni di tutto il mondo di occuparsene". Valori per i quali il Potefice è stato ricordato anche nel discorso del sindaco Panieri per la festa della Liberazione.

"Tra i miei ricordi più belli c’è l’incontro di un anno fa, in occasione dell’udienza per il bicentenario della morte di Papa Pio VII, Barnaba Chiaramonti, che fu vescovo di Imola nel pieno dell’età napoleonica – prosegue Castellari –. Una stretta di mano che parla oltre le parole e trasmette coraggio, esperienze che non si dimenticano". Il consigliere lo definisce "un vero gigante del nostro tempo, Perché con grande umiltà ha saputo parlare al mondo e al cuore di tutti".

Il popolo della fede imolese e non solo. Presente ai funerali c’era anche l’arciprete della Basilica di San Pietro, il cardinale Mauro Gambetti, chiuso nel riserbo e nel dolore per la scomparsa di Francesco. L’altro giorno l’imolese ha preso parte alla chiusura del feretro del pontefice, una cerimonia durante la quale un velo di seta bianca viene posto sul volto del defunto, e nella bara vengono inserite una borsa con le monete coniate durante il suo pontificato che ha lasciato un segno indelebile nella storia.

g. t.