Un’agonia lunga sette mesi. Luca Calderara è morto il 14 luglio scorso, dopo aver trascorso gli ultimi mesi della sua vita all’ospedale Maggiore di Bologna, in coma irreversibile, seguito a un’overdose da cocaina. Una morte per cui adesso è finito in carcere Giovanni Pepe, pregiudicato di 51 anni pugliese, mentre per la sua compagna imolese, V. G., di 31 anni, è stato disposto un obbligo di dimora a Imola.
Entrambi rispondono di morte come conseguenza di altro reato e spaccio: stando a quanto ricostruito dai carabinieri del Nucleo investigativo di Bologna, infatti, furono loro a vendere la dose di coca letale che mandò in coma l’operaio cinquantacinquenne di Bazzano (comune in provincia di Bologna), fino a portarlo a spegnersi piano piano a luglio.
Una vicenda tragica e dolorosa, iniziata il 18 dicembre del 2022, quando Calderara aveva chiamato Pepe, ritenuto dall’accusa il suo pusher di fiducia, e gli aveva chiesto di portargli una dose.
Stando a quanto accertato nel corso delle indagini, partite dalla denuncia sporta dalla sorella della vittima, Pepe era andato a casa dell’operaio per quella prima consegna. A cui, poche ore dopo, era seguita un’ulteriore richiesta: "Sono un imbecille, voglio fare il bis. Portamela più grossa", aveva scritto l’uomo allo spacciatore. Che, a quel punto, aveva spedito a casa dell’acquirente la fidanzata. Era stata lei a consegnare, fisicamente, l’ultima dose, quella fatale, a Calderara. Che subito dopo l’assunzione della sostanza si era sentito male ed era stato ricoverato in condizioni gravissime.
I successivi accertamenti in ospedale avevano chiarito che, a causare il malore, era stata proprio la cocaina assunta. E da quella certezza erano partite le indagini dei militari dell’Arma, sollecitate dalla sorella della vittima, determinata a ottenere giustizia per il cinquantacinquenne.
Indagini che, dopo il sequestro del cellulare della vittima, sono andate avanti spedite: cristallizzati nella memoria del telefono c’erano infatti ancora tutti i messaggi intercorsi tra Calderara e Pepe, compreso quello in cui lo spacciatore diceva al suo cliente che la seconda dose gliel’avrebbe recapitata a casa la sua compagna, identificata poi nella trentunenne imolese.
Gli accertamenti, coordinati dalla pm Gabriella Tavano, sono culminati, qualche giorno fa, con l’emissione delle due misure cautelari. Pepe, che dopo la morte del suo cliente, forse nella speranza che le acque per lui si calmassero, aveva deciso di tornarsene a Bari, è stato arrestato l’altra mattina nella città pugliese e accompagnato al carcere Francesco Rucci.
Per la ragazza, la cui posizione è stata ritenuta marginale nell’attività di spaccio del compagno, è stato invece disposta la misura cautelare dell’obbligo di dimora a Imola.
Nicoletta Tempera