Peggioramento improvviso, ma Gresini lotta

Ore disperate al Maggiore di Bologna: un’emorragia ha minato il quadro dell’ex pilota affetto da covid. Era stato dato per morto

Gresini

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di Mattia Grandi

e Gabriele Tassi

Fausto resiste ancora. Dopo due mesi di ospedale. Dopo due mesi di calvario con nel sangue il male che sta mettendo in ginocchio il mondo. Ieri sera La notizia della morte del campione è rimbalzata sul web alla velocità della luce, partita da testate giornalistiche più che verificate e arrivata sui computer di tutta Italia. Niente di più che un grossissimo equivoco, smentito dopo pochi minuti dal figlio Lorenzo, con un post su Facebook carico di rabbia: "Voglio ringraziare la stampa che ha avuto così tanto tatto nel comunicare e divulgare una notizia non verificata, siete proprio avvoltoi! Il mio grande babbo sta molto male, ma il suo giorno non sarà oggi" il messaggio sui socia di ieri sera. Seguito a ruota da quello della squadra corse : "Nonostante le notizie in circolazione, attualmente Fausto è ancora con noi, seppur in condizioni critiche".

Condizioni critiche confermate anche dal medico del Maggiore, Nicola Cilloni: "C’è stato un aggravamento importante a ha riferito al Carlino. Nella giornata di oggi (ieri, ndr) gli è stata fatta una tac che ha mostrato la presenza di un’emorragia cerebrale". Questo a mezzanotte, all’ora di andare in stampa.

Aggiornamento Il team Gresini: "Fausto è morto"

La sua battaglia era iniziata il 27 dicembre scorso, proprio sotto le feste di Natale. Erano i giorni in cui l’Italia si chiudeva di nuovo, per provare a sfuggire alla morsa del Covid, e Fausto aveva iniziato a sentirsi male. Poi il ricovero: prima all’ospedale Santa Maria della Scaletta. Poi il trasferimento in terapia intensiva a Bologna dove è stato affidato alle cure dei primari felsinei, come è successo in questi mesi a tanti fra gli imolesi più gravi. Sessanta giorni di alti e bassi: miglioramenti e improvvisi peggioramenti ai quali il team manager dell’omonima squadra ha resistito stoicamente. Fino a ieri sera.

La notizia, l’aggravamento improvviso, il gelo. Come una coltre di ghiaccio calata sulla città. Tanti cuori speranzosi per la salute del centauro si sono fermati per un attimo colpiti dalla tristezza, tanto che sui social è impazzato il dolore per la presunta morte di Fausto, come già detto, un enorme equivoco scoppiato in pochi attimi. Già, proprio la famiglia, che ha aggiornato amici, ammiratori e appassionati di motorsport praticamente giorno dopo giorno, lungo tutto il calvario di Fausto in questi sessanta giorni di dolore. La preoccupazione era nell’aria da giorni, da quando il figlio Lorenzo aveva pubblicato un post su Facebook: "Non scrivo da qualche giorno per via di un improvviso peggioramento delle condizioni generali avvenuto nella notte fra venerdì e sabato, ora la situazione è stabile e con valori sufficienti, babbo è stato sedato nuovamente in modo profondo. Sono state iniziate nuove terapie per combattere la grave infiammazione polmonare, seguiranno aggiornamenti nei prossimi giorni".

Situazione confermata – qualche giorno dopo anche dal bollettino medico emesso dal Team: "Fausto Gresini è ancora ricoverato nel reparto di terapia Intensiva dell’Ospedale Maggiore di Bologna per il perdurare di grave insufficienza respiratoria conseguente all’infezione da Covid-19 – spiegava il dottor Nicola Cilloni nella nota diramata dalla squadra corse –. I sanitari continuano a curarlo con la massima intensità possibile nella speranza di una ripresa delle funzioni d’organo gravemente compromesse. È sempre sostenuto da un respiratore meccanico e in coma farmacologico".

Ritorno al buio per l’asso delle due ruote, dopo che nelle settimane precedenti si erano susseguiti i miglioramenti, costantemente monitorati dal team e dalle pagine social della famiglia. E l’affetto si è sempre visto da parte della rete, contraccambiato, mentre fausto lottava come un leone nel suo letto d’ospedale. E’ così che dopo il dolore ieri sera è arrivato un sospiro di sollievo, seppur amaro, perché nonostante tutto le condizioni del team principal rimangono gravissime.

Fuoriclasse in pista Gresini, con la conquista dello scettro iridato della classe 125 nel 1985 e nel 1987 in sella alla Garelli. Campione come team principal con i colori della sua creatura Gresini Racing. Sono quattro, infatti, i titoli mondiali vinti dai piloti della scuderia da lui fondata nel 1997: Daijiro Kato nella 250 (2001), Toni Elías in Moto2 (2010), Jorge Martín in Moto3 (2018) e Matteo Ferrari in MotoE (2019). Il 2018 è anche l’anno dell’alloro mondiale a squadre, grazie all’accoppiata Martin-Di Giannantonio in Moto3, e del campionato costruttori alla Honda. Il suo esordio nel motomondiale avviene all’età di 21 anni al Gran Premio delle Nazioni del 1982. Un anno di rodaggio con la MBA prima del passaggio alla Garelli per scrivere i capitoli più importanti della sua vita da centauro. Il primo iride nel 1985 poi, due anni più tardi, quella cavalcata mozzafiato da 10 vittorie in 11 gare in calendario capace di regalargli il bis sul tetto del mondo. Straordinari gli anni in Honda e le sfide, tutte made in Imola, con Loris Capirossi. Appeso il casco al chiodo poco prima dell’avvio della stagione 1995, Gresini forgia l’idea di una sua scuderia. La porta al debutto, nella categoria 500, Alex Barros ma saranno Sete Gibernau e Marco Melandri a fargli accarezzare addirittura il colpaccio in MotoGP. Le pagine nere con le morti di Kato e Simoncelli.