
Trattori schierati per la protesta e, a destra, Nicole Macchiavelli
Imola, 27 gennaio 2025 – “A distanza di un anno, siamo ancora senza risposte e con la nostra figura sempre più a rischio eliminazione. Per questo torniamo a farci sentire”. Queste le parole ricche di rabbia di Nicole Macchiavelli, imprenditrice agricola che ieri, insieme a tanti colleghi, è tornata ad allestire l’accampamento di trattori dalla zona del casello autostradale di Castel San Pietro.
Ricomincia, dopo quasi dodici mesi, la protesta degli agricoltori che aveva riempito le strade della San Carlo di trattori. Una protesta fondata sul timore di vedere eliminata una figura protagonista di un intero settore commerciale. “La nostra è una professione costantemente vincolata da aspetti burocratici ed economici – riprende Macchiavelli – e il Governo non ci sta venendo minimamente incontro. Abbiamo partecipato a un tavolo tecnico per chiedere di riscrivere la normativa sui granai in Italia. Abbiamo chiesto aiuto. E ad oggi, non abbiamo ottenuto ancora niente”.
Fulcro della protesta sono i costi di produzione elevati, sproporzionati rispetto ai costi reali dei prodotti che non coprono il lavoro speso. Ma il problema non è solo economico. “Avevamo richiesto la liberalizzazione totale dei Caa (Centro di Assistenza Agricola, ndr), perché è assurdo il fatto che, se dobbiamo presentare una domanda, abbiamo un’unica associazione di categoria. Quello che abbiamo ottenuto è l’obbligo del quaderno di campagna, un’ulteriore burocrazia a cui noi imprenditori agricoli dobbiamo sottostare. Stando alle regole, ogni appezzamento di terra andrebbe segnalato in questo quaderno indicando i mezzi e gli attrezzi usati. Il risultato? Dover richiedere delle persone apposta per queste compilazioni”, riprende Macchiavelli. “In questo modo siamo ancora più limitati nell’esercizio della nostra attività”.
Altra richiesta è maggiore libertà di cura degli spazi, che secondo Nicole aiuterebbero a evitare e ridurre problematiche quali frane e alluvioni, protagoniste del nostro territorio negli ultimi due anni. “L’agricoltore è quello che con le sue conoscenze e il suo saper fare dovrebbe tutelare il territorio. Se per esempio la pulizia dei fiumi venisse lasciata in mano agli agricoltori nei loro appezzamenti di terra, certe dinamiche non si verificherebbero”, spiega. A peggiorare e aumentare il senso di abbandono degli agricoltrori c’è anche la mancanza di aiuti per problematiche legate alle malattie. “Ci sentiamo lasciati a noi stessi. Nell’ultimo anno abbiamo subito tante epidemie come peste suina, aviaria nel settore avicolo, ora la minaccia è un’afta epizootica. Non è arrivato nessun aiuto – racconta con rabbia la giovane imprenditrice –, e sono tutte epidemie che portano all’eliminazione dell’allevamento per favorire cibo sintetico, farina di insetti e tanto altro già approvato in Ue”.
La paura è quindi quella di vedere una categoria scomparire. “Una paura reale, vedendo come nelle fiere vengano presentate solo macchine avanzate e non persone fisiche”, dice amareggiata Macchiavelli. La mobilitazione partirà a livello nazionale in tutta Italia domani.
“Partiremo dal campo base di Castel San Pietro fino al porto di Ravenna – conclude Macchiavelli – Se le autorità ce lo permetteranno, vogliamo fermare qualche camion ogni tanto e verificare la provenienza della merce, perché tra i tanti problemi che affrontiamo, c’è anche quello della concorrenza sleale. Qualche prodotto in arrivo dall’estero viene infatti spacciato come italiano con l’utilizzo di sostanze che da noi sono vietate. Un altro dei problemi che caratterizza il nostro lavoro”.