Bonus affitto Imola, domande già a quota mille

Aumentano le richieste di contributi in città, record anche nel circondario. L’assessora Spadoni: "Problema evidente, servono più risorse"

L’assessora Politiche sociali, Daniela Spadoni, in campo per le famiglie in difficoltà

L’assessora Politiche sociali, Daniela Spadoni, in campo per le famiglie in difficoltà

Imola, 18 ottobre 2022 - Continuano a crescere, dopo essere aumentate in maniera netta già lo scorso anno, le richieste di contributo per il pagamento dell’affitto presentate all’Asp. Quando alla scadenza per la compilazione delle domande manca ancora una settimana, i numeri del 2021 sono infatti già stati superati. A livello di circondario, le istanze presentate lo scorso anno erano state oltre 1.400. E già adesso siamo a 1.633. Nella sola Imola il totale è di 973, a fronte delle 845 di dodici mesi fa. Il contributo massimo è pari a tre mensilità del canone per un importo totale non superiore ai 1.500 euro.

"Il problema è evidente – ammette l’assessora comunale alle Politiche sociali, Daniela Spadoni –. Dal punto di vista delle risorse navighiamo a vista, visto che non sappiamo ancora quale quota dei 40 milioni previsti per tutta l’Emilia-Romagna arriveranno a Imola. Lo scorso anno siamo riusciti a soddisfare tutte le domande ammesse al contributo, ma quest’anno servirà uno sforzo ulteriore da parte di Regione e Governo".

Ne sono convinti anche i sindacati degli inquilini di Cgil, Cisl e Uil. "Con questi numeri, le risorse messe in campo non riusciranno a soddisfare il 50% della graduatoria – avvertono Sunia, Sicet e Uniat Emilia-Romagna –. A questo, si somma l’incremento delle bollette energetiche dei rispettivi alloggi, e quelle dei condomini per il riscaldamento e l’energia per il funzionamento degli impianti. Parliamo di un numero di nuclei famigliari che spesso risiedono in alloggi di edilizia popolare o residenziale, in affitto o in proprietà con redditi modesti e in immobili edificati da diversi decenni, con impianti e tecnologie costruttive fortemente energivore. Parliamo di spese condominiali che, a volte, superano abbondantemente i canoni di affitto. Da questo quadro emerge un pericolo evidente: è necessario assumere misure urgenti per evitare evitare una crescita esponenziale di morosità, portatrice di conflitti difficilmente sanabili".

Come primo strumento, i sindacati ritengono che si debbano individuare dei tavoli di confronto territoriali "in grado di coinvolgere istituzioni, Acer, rappresentanti degli inquilini e delle proprietà private e pubbliche, associazioni dei consumatori, amministratori di condominio e aziende fornitrici delle fonti energetiche e regionale, per costruire una risposta adeguata in ragione dei redditi delle famiglie, fino almeno a quelle che hanno un reddito Isee sotto i 20mila euro annui e residenti in alloggi pubblici e privati".

Secondo Sunia, Sicet e Uniat Emilia-Romagna vanno poi individuate le risorse necessarie per "ridurre sensibilmente l’impatto dei costi energetici, chiamando le aziende fornitrici a non procedere comunque all’interruzione del servizio, favorendo fasce di reddito con bonus di riduzione delle bollette e il pagamento dilazionato fino alla prossima primavera. Contemporaneamente – concludono i sindacati degli iquilini – vanno individuati fondi territoriali, regionali e nazionali (a partire da criteri nazionali omogenei) da indirizzare ai Comuni per una loro rapida gestione".