Caro energia Imola, 20 aziende in cassa integrazione

Il bilancio della Uil: 400 lavoratori già coinvolti nel circondario. Il segretario regionale Zignani: "La politica locale si dia una mossa"

Mirko Fabbretti, Uil Trasporti, Giuseppe Rago, Uil Imola, e il segretario Zignani

Mirko Fabbretti, Uil Trasporti, Giuseppe Rago, Uil Imola, e il segretario Zignani

Imola, 12 ottobre 2022 - Sono già una ventina, dalla scorsa primavera a oggi, le aziende del circondario per le quali è stato necessario attivare la cassa integrazione a causa dei rincari energetici. In totale, si parla di 400 lavoratori toccati direttamente da una crisi destinata purtroppo a non risparmiare nessuno. A fare il punto della situazione è la Uil, che ieri ha accolto in città il proprio segretario regionale, Giuliano Zignani, per chiedere alla politica locale di intervenire al più presto facendo pressing su Hera. In caso contrario, il sindacato si dice pronto a scendere in piazza.

"Siamo di fronte ad aziende che, paradossalmente, di ordini in pancia ne avrebbero anche – avverte Giuseppe Rago, coordinatore della Uil imolese –. Ma non li smaltiscono per una questione di costi. Ormai non conviene più produrre, perché lo farebbero in perdita. Tutti coloro che hanno forni o fonderie sono coinvolti, c’è persino un panificio. Non parliamo di un settore in particolare, sono tutte le realtà energivore che si ritrovano ad affrontare costi cinque o sei volti più alti rispetto al passato. E al cospetto di ricavi risicati, non c’è altra soluzione".

Il punto è proprio quello: all’orizzonte, con gli stessi Stati membri dell’Unione europea che fanno fatica a mettersi d’accordo, di rimedi non se ne vedono.

"Se i costi energetici ora triplicano, non oso immaginare cosa avremo a fine anno – prosegue Rago –. Le richieste di cassa integrazione si moltiplicheranno e ci sarà un ulteriore aggravamento della situazione, con costi sociali che si potrebbero invece controllare con l’abbattimento delle bollette".

Una crisi che tocca innanzitutto le famiglie. "Oggi non si parla più di arrivare alla fine del mese ma alla seconda settimana, per poi scegliere se pagare la bolletta o mettere il piatto a tavola – è l’impietosa analisi di Rago –. E così è difficile gestire la rabbia delle persone. C’è chi su questa situazione sta speculando. E noi non possiamo tacere. Non si può attendere il Governo, che è in una fase di transizione, si deve intervenire sui territori".

Da qui l’appello alla politica locale. "Vogliamo smuoverla rispetto a un problema dalle dimensioni sempre più difficili da gestire – rimarca Zignani –. È a rischio la tenuta sociale e democratica del Paese, nelle prossime settimane. Il problema tocca innanzitutto le famiglie, ma poi si allarga a tante piccole realtà come quelle formate da ristoratori e commercianti che dall’oggi al domani si ritrovano a far fronte a bollette insostenibile. E non c’è forza politica in regione che stia affrontando seriamente la questione".

Per questo motivo, la Uil si dice pronta a iniziative pubbliche di protesta. "Ci sono tutte le condizioni per portare la gente in piazza – ricorda Zignani –. Dobbiamo intercettare, come Cgil, Cisl e Uil, il malcontento che c’è. Qui si continua a fare finta di nulla, aspettando un Governo che non abbiamo e un’Europa sempre più distante, mentre la politica locale può dare una prima risposta. Il momento più alto della crisi sarà tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, perché per ora beneficiamo di quanto accumulato nei mesi scorsi. E il Pil non soffre più di tanto. Presto avremo però momenti grosse difficoltà in varie realtà aziendali. Non si può andare avanti sempre e soltanto con cassa integrazione e ammortizzatori sociali".