Madre uccisa, "A 84 anni lavorava per aiutarlo, lui non era mai stato pericoloso"

I racconti dei vicini: Michele aveva avuto qualche problema, ma si era sempre dimostrato tranquillo

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di Paola Pagnanelli

"Ci avevo parlato anche l’altra sera, fuori dal bar. Stava bene, come al solito. Mai avrei potuto pensare che sarebbe successa una cosa simile". Tra i vicini il dolore si mescola allo sconcerto, alla notizia di quanto avvenuto nell’appartamento al primo piano di via Raffaello Sanzio 9. Tutti conoscevano Maria Bianchi e il figlio, Michele Quadraroli. Tutti sapevano delle difficoltà che aveva lui, che però era sempre stato tranquillo, non aveva mai creato alcun problema e nessuno lo considerava pericoloso. Quanto accaduto ha sollevato in città un grande dolore, ma anche sorpresa: nessuno si sarebbe mai aspettato un omicidio.

"Da ragazzo aveva avuto problemi di droga – racconta un amico della famiglia –, stava prendendo dei medicinali. Ma era sempre calmo. La madre avrebbe dovuto chiudere il bar, dove lavorava da 30 o 40 anni, quando erano tornati a San Severino da Roma; invece continuava a tenerlo aperto per dare un lavoro al figlio. Ci avevo parlato anche dieci giorni fa, era come sempre, tranquillo, docile. Quello che è successo è impensabile. Michele non aveva mai avuto problemi con sua madre, che teneva moltissimo a lui". "Lei era una bravissima persona – aggiungono i vicini, sconvolti per l’omicidio –, entrambi erano sempre molto educati, gentili, sorridenti. È sconvolgente cosa è accaduto. Lei veramente era impagabile, affabile, sorridente. Queste cose non dovrebbero succedere".

"Per anni ho frequentato il bar – continua un vicino –, li conoscevo benissimo. Qualche anno fa, c’era stato un litigio tra loro ed ero intervenuto io per calmarlo, perché per qualche motivo avevo un qualche ascendente su Michele, mi ascoltava. Ma dopo quella volta non era mai più successo nulla del genere. Lei era una donna energica e decisa, ma il figlio la rispettava molto, era impossibile pensare che le avrebbe mai fatto del male. E del resto lei continuava a lavorare solo per lui: dopo la pandemia, se non prima con il terremoto, l’attività avrebbe dovuto essere chiusa. E invece lei resisteva per il figlio. Al bar si alternavano, la sera c’era sempre Michele, che spesso si fermava fuori a chiacchierare con alcuni amici. E qualche sera fa mi ero fermato anche io. Lui stava bene, non aveva nulla di diverso dal solito. Mai – conclude – avrei potuto pensare a una cosa del genere. Non ci si riesce proprio a credere".