
Agnani visual designer emergente: "Animazione e video mapping esaltano ancora di più la bellezza"
"Faccio dei video in cui si ha l’illusione che un palazzo giri su se stesso, do vita a un edificio, ho mostrato come sarebbe stata una chiesa se fosse stata completata seguendo i vari progetti". Ecco a voi Luca Agnani, un visual designer esperto in animazione e video mapping che riesce a coniugare l’effimero della proiezione, attraverso il suo stile colorato e pittorico, alla straordinaria bellezza architettonica di famose strutture italiane e mondiali. Ha lavorato su palazzi e monumenti ricchi di storia: è stato a Petra, San Pietroburgo, Genova, Bologna.
Agnani, ma che cosa è il video mapping?
"È una tecnica che permette di proiettare dei video creati ad hoc sulla struttura".
Qual è stata la richiesta che l’ha emozionata di più?
"Avere portato un lavoro al Van Gogh Museum di Amsterdam, il terzo posto colto a Mosca (2013) a un importante concorso del mio settore, poi Petra dove, in un luogo fantastico, si sono incrociate tecnologie nuove con una storia millenaria".
Quali lavori le sono rimasti nel cuore?
"Quelli di Petra e al palazzo d’Inverno di San Pietroburgo nel 2017 per i 100 anni dalla Rivoluzione".
Lei ha citato Petra, monumento dichiarato patrimonio mondiale dell’Unesco, ma ha lavorato anche su altri luoghi ricchi di storia; non le incute timore?
"Assolutamente sì. Occorre rapportarsi con tanto rispetto nei confronti di queste architetture".
Qual è il primo aspetto da prendere in considerazione?
"Individuare la musica adatta a quella architettura, è un aspetto che mi mette più timore".
Come si rispettano simili luoghi?
"Due anni fa sono stato a Bologna per un lavoro sulla basilica di San Petronio la cui facciata è incompiuta. Ecco, ho proiettato sulla facciata i bozzetti creati negli anni dai più importanti architetti mostrando come sarebbe potuta essere la basilica se fossero stati eseguiti quei progetti. Ecco un esempio di rispetto, ho solo ricostruito ciò che altri avevano pensato per quel posto".
In quali località ha lavorato?
"In Italia un po’ ovunque, penso al palazzo ducale di Genova, alla facciata del comune di Trieste in piazza Unità d’Italia, a Carpi, Bologna, Amalfi, Catania. All’estero sono stato a Mosca, San Pietroburgo, Edimburgo, Madrid, in Giordania".
Quante ore sono necessarie perché un lavoro sappia coniugare la bellezza architettonica dell’opera con quella della proiezione e della musica?
"Generalmente un mese. Invece ne sono serviti tre per allestire il materiale necessario per la proiezione sulla Basilica di San Petronio di Bologna perché ho dovuto ricostruire i diversi bozzetti degli architetti".
Lei quali studi ha fatto?
"Ho fatto due anni all’Accademia, mi sono iscritto tardi, poi ho lasciato perché avevo trovato lavoro come grafico. Nel 2000 sono stato a Barcellona per un corso e quando sono tornato realizzavo dei siti web".
Come è stato affascinato dal video mapping?
"Ne ho visto uno su Youtube e ne sono stato folgorato. Avevo i requisiti tecnici lavorando con la grafica, la 3D, l’animazione".
E quando si è buttato per la prima volta?
"Nel 2010. Nella chiesa di piazza Mazzini ho fatto un esperimento in occasione del festival Artemigrante".
Cosa occorre fare perché la bellezza del luogo non prevalga sulla proiezione e viceversa?
"I miei lavori si attengono sempre all’architettura su cui proietto, non vado a inserire elementi esterni. Per esempio il Duomo di Amalfi ha una facciata molto dettagliata essendoci dei murales al centro e io metto in risalto quei particolari".
All’inizio del percorso pensava di potere catturare l’attenzione del mondo?
"La provincia mi ha dato molto perché occorre sempre inventarsi qualcosa. In una grande realtà avrei potuto realizzare di meno avendo duemila input".