Cosa succede all'Arena?

Macerata, 4 ottobre 2015 - Nella società 2.0 in cui stiamo vivendo la comunicazione assume ogni giorno di più un valore assoluto, perché viaggia attraverso i canali dell’informazione, potenziati rispetto al passato, ma anche attraverso tutte quelle forme che usiamo definire «social», in grado di moltiplicare l’offerta. E allora, a fronte di ciò, come è possibile dapprima lanciare con forza l’appello dei «quaranta giorni», il conto alla rovescia per la sopravvivenza di uno Sferisterio colpito da tagli che provocano un deficit involontario – non imputabile cioè agli organizzatori –, e poi far passare il tempo e farlo scadere senza aggiungere una parola su cosa sta accadendo, su quali azioni sono state messe in campo in questo frangente?

Sembra paradossale un comportamento del genere, soprattutto in virtù di un atteggiamento attento che da sempre il sindaco, che è anche presidente dell’Associazione Sferisterio, e la stessa AS dimostrano di avere nei confronti dell’informazione e della comunicazione. Insomma, non si può essere «social» eduardianamente nei giorni pari e il contrario nei giorni dispari. Qualcuno vuole spendere una parola su ciò che sta succedendo intorno alle casse dell’Arena? Qualche incontro, anche informale, ci sarà pur stato. Qualche lettera sarà pur partita.

Se poi non hanno sortito effetti, pazienza. Sarebbe una notizia pure questa. Invece no, non si sa nulla. Il rischio di un simile comportamento è evidente. La città ha testimoniato una totale apertura di credito verso l’azione di Micheli, ma trovarsi sul groppone un deficit non spiegato accuratamente, potrebbe provocare un’inversione di tendenza. Chi ha una certa età e ne ha vista d’acqua passare sotto i ponti ricorda la parabola di svariati direttori artistici arrivati come geni salvatori della patria e salutati come incapaci, spesso per colpe non proprie, bensì per vicende fotocopia rispetto a quella che lo Sferisterio sta attraversando. Il silenzio delle segrete stanze non aiuta, come ricordava anche la buon’anima di Romolo Murri, dividendo i pavidi in politicanti e i coraggiosi in politici. Sindaco Carancini, ci aiuti a capire se a Macerata abbiamo una classe di politicanti o una classe di politici.