Il bonus psicologo, la dottoressa: “Dilagano le paure. Ansia e depressione colpiscono a ogni età”

La presidentessa dell’Ordine degli psicologi delle Marche Marilungo: i ragazzi vivono male qualsiasi prestazione, anche gli adulti sono alle prese con lo stress da sovraccarico prestazionale. “I fondi non basteranno, ma avvicinano la psicoterapia”

Katia Marilungo, presidente dell’Ordine degli psicologi delle Marche

Katia Marilungo, presidente dell’Ordine degli psicologi delle Marche

Macerata, 22 marzo 2024 – Da lunedì, è scattato il via alle richieste del nuovo bonus psicologo, attraverso il sito dell’Inps, “una misura inevitabile, alla luce della situazione generale e del clamore portato da alcuni personaggi famosi su questi temi” commenta Katia Marilungo, presidentessa dell’Ordine degli psicologi delle Marche. Per avere il bonus ci sono due requisiti, la cittadinanza italiana e l’Isee fino a 50mila euro. Dalle prime valutazioni, sembra siano arrivate già decine di migliaia di richieste, “ma non tutte potranno essere accolte. Si farà una graduatoria in base all’Isee e, a parità di questo dato, in base alla cronologia di presentazione dell’istanza. Il bonus riconoscerà 50 euro a seduta, fino a un massimo di 1.500 euro”. Un aiuto dovuto, spiega l’esperta, per far fronte “alle nostre paure dilaganti”.

Dottoressa Marilungo, il primo bonus psicologo arrivò con il Covid, per il post pandemia. Scontiamo ancora le conseguenze di quell’emergenza?

“Oggi c’è una rinnovata attenzione alla salute mentale. Prima il bonus rispondeva ai problemi riscontrati dopo la pandemia, ora invece la condizione allarmante che si registra in Italia ha fatto scattare questa reazione”.

In che senso allarmante?

“Sono aumentati i disturbi di ansia e depressivi, le patologie per sindrome post traumatica e disadattamento sociale. Purtroppo poi il problema è trasversale, riguarda la fascia dei giovani ma anche gli adulti, per questi ultimi soprattutto per lo stress e lo stress lavoro correlato, complice anche la crisi economica. Tanti fattori hanno creato un disagio sempre più dilagante”.

Forse è cambiata l’attenzione verso queste difficoltà?

“C’è una sensibilità diversa. I fondi stanziati non basteranno a coprire la richiesta, ma è importante il segno di rinnovata apertura, rendere accessibile la psicoterapia alla popolazione non come un privilegio per pochi, ma come aiuto diffuso per tutti”.

Per i giovani quali sono le difficoltà che emergono di più?

“Il ritiro sociale. I ragazzi vivono con ansia qualsiasi prestazione, scolastica, sportiva, la vita sociale, l’immagine che hanno nei social media. Tutto crea molta ansia, e la soluzione è quella di abbandonare queste sfide e ritirarsi”.

I genitori possono fare qualcosa?

“Possono fare molto. Possono interessarsi a un dialogo emotivo con i figli, condividere la loro vita soprattutto online, capire cosa fanno chiusi in camera con i loro dispositivi, perché un figlio ritirato qualcosa sta facendo. Il ruolo genitoriale è molto importante, direi centrale. Perché poi anche la fascia genitoriale è fragile a sua volta, e il disagio dell’adulto ricade sul figlio che esce dal mondo, oppure ci sono gli atti di autolesionismo, i disturbi del comportamento alimentare, le dipendenze tecnologiche”.

Per gli adulti invece?

“Non ci sono nuove patologie. Ma la crisi economica, lo stress lavoro correlato, il carico di cura per i giovani e per gli anziani, il lavoro, magari anche il doppio lavoro, tutto crea un sovraccarico prestazionale per gli adulti. Anche a loro si chiede un’immagine all’altezza delle aspettative. Per un adulto, il dolore di un figlio può essere un fallimento personale, così magari i figli non condividono un dolore per non causare sofferenza al genitore”.

Il dolore sembra stia diventando un sentimento che vogliamo rimuovere, negare.

“Tendiamo a non voler provare frustrazione. Dobbiamo avere tutto e subito, soprattutto i giovani. La società consumistica ci impone bisogni che non abbiamo, dobbiamo avere tutto all’ultimo grido, tutti devono avere lo stesso cellulare di quella marca. La società consumistica crea bisogni di oggetti, attività, che ci mettono sempre in uno stato di carenza e mancanza”. In che modo aiuta la psicoterapia?

“Ci aiuta a ritrovare l’Io, l’equilibrio, a esprimere la rabbia, la frustrazione e tutte le varie emozioni. Oggi se un bimbo piange gli diamo il cellulare così sta zitto, mettiamo a tacere le emozioni. Invece con la psicoterapia possiamo dare voce alle frustrazioni e alle paure, che sono dilaganti. Abbiamo paura di essere soli, di non riuscire, di perdere l’altro, il benessere, paura di non farcela o non piacere, tutte cose che sembrano vietate, impossibili. La nostra è una società molto complessa sotto il profilo dei contenuti e dell’immagine”.