"Botte e pugni in casa al marito" . Infermiera a processo per lesioni

Secondo l’accusa lo avrebbe anche colpito con il soffione della doccia facendolo finire all’ospedale

"Botte e pugni in casa al marito" . Infermiera a processo per lesioni

"Botte e pugni in casa al marito" . Infermiera a processo per lesioni

"Sono venuti nel mio studio. E a un certo punto lui mi ha detto "ti prego aiutami, lei mi picchia". Io mi sono messo tra loro e poi ho chiamato la figlia di lui. E poi è venuto fuori tutto". Così ieri l’avvocato Samuele Farroni ha testimoniato nel processo che vede un’infermiera 58enne imputata di maltrattamenti in famiglia, lesioni ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni ai danni dell’ex marito, un imprenditore 63enne. I fatti sarebbero avvenuti a Corridonia dal 2014 al 2017. I due si sarebbero conosciuti dopo l’infarto avuto dall’uomo. Ma dopo il matrimonio, lei avrebbe approfittato delle condizioni del marito non esitando neppure a picchiarlo. Una volta lo avrebbe preso a pugni, oppure lo avrebbe colpito con il rasoio elettrico o con il soffione della doccia, tanto da mandarlo più volte al pronto soccorso: una volta lui aveva avuto un mese di prognosi per le fratture scomposte e le ferite. E poi la moglie avrebbe preteso che lui non sentisse più i figli avuti dal primo matrimonio. Lo avrebbe costretto a trascorrere le ore fermo in poltrona, costrto to a indossare il pannolone per non accompagnarlo in bagno; gli avrebbe imposto di mangiare una sola volta al gior no e di bere solo fino alle 17. E poi avrebbe preso il bancomat e la gestione dei risparmi dell’imprenditore. L’ex infermiera avrebbe pure chiesto soldi in prestito ai parenti di lui, per pagarsi la liposuzione. Minato fisicamente e psicologicamente, il marito avrebbe subito senza sapere come ribellarsi. Fino a quando entrambi erano dovuti andare dall’avvocato Farroni. Lì nello studio, come raccontato ieri dal legale al giudice Potetti, l’imprenditore aveva chiesto aiuto. "Ho chiamato la figlia – ha riferito l’avvocato Farroni rispondendo al pm Francesca D’Arienzo – e ci siamo incontrati a Muccia, dove lui finalmente ha potuto mangiare e riprendere la sua vita. Prima, quando veniva in studio, sembrava ammaccato, non parlava, lei rispondeva per lui". Anche il medico Giuliano Tombesi ha confermato lo stato di prostrazione dell’uomo. Infine, la colf al pm D’Arienzo ha risposto di non aver mai visto cucinare, una tavola apparecchiata o piatti sporchi in quella casa. Nella prossima udienza, a gennaio, saranno sentiti i testimoni della difesa. La donna, assistita dall’avvocato Gerardo Pizzirusso, respinge ogni accusa. In aula erano presenti sia lei che l’ex marito, parte civile al processo con l’avvocato Luciano Pacioni.