Macerata, niente cellulare in classe ad Agraria e Ipsia

Al Garibaldi gli smartphone vengono messi in una scatola e chiusi in un armadietto, al Corridoni sono lasciati su un banco

Telefonini lasciati sopra un banco di scuola prima delle lezioni (foto archivio)

Telefonini lasciati sopra un banco di scuola prima delle lezioni (foto archivio)

Macerata, 21 settembre 2022 - I telefonini sono vietati in classe, si sa: a scuola bisogna concentrarsi sulla lezione, sospendendo per qualche ora l’abitudine di stare attaccati al cellulare, diventato ormai un’appendice del nostro corpo. Per obbligare i ragazzi a non usare il telefonino durante le lezioni, i vari istituti si sono organizzati ciascuno a suo modo: in tutti, naturalmente, esistono regolamenti di istituto che prevedono sanzioni, ma in alcuni si ricorre a misure più drastiche. All’Agraria, Iis Garibaldi, per esempio, vengono ritirati alla prima ora, messi in una scatola, chiusi in un armadietto e restituiti solo alla fine dell’ultima ora.

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"Da diversi anni ormai abbiamo adottato questo metodo – spiega la dirigente, Maria Antonella Angerilli –, poi, negli anni del Covid, per motivi sanitari avevamo sospeso tutto. Adesso abbiamo ricominciato, i ragazzi si stanno abituando. Quando arrivano in classe, mettono il telefonino in una scatola, che viene portata al bidello, il quale a sua volta la mette in un armadietto, uno specifico per ogni classe. Cinque minuti prima dell’ultima campanella, la scatola fa il percorso inverso e i cellulari tornano ai ragazzi. Fanno eccezione le ore di didattica in cui il telefonino è necessario per le attività, naturalmente".

Cosa ne pensano i genitori? "Sono sempre stati entusiasti di questa iniziativa – commenta Angerilli –, anche perché non solo in questo modo gli studenti si concentrano sulla lezione ma socializzano anche, infatti non lo riconsegniamo nemmeno durante la ricreazione, così stanno insieme con i compagni invece che guardare lo schermo di un telefono". Dello stesso avviso Gianni Mastrocola, preside dell’Ipsia Corridoni, al suo primo incarico da dirigente: "La scuola è un’agenzia educativa – sottolinea – e come tale limitiamo l’uso del telefono per quanto possibile e facciamo in modo che i ragazzi, dopo il periodo del Covid, che ha fatto anche aumentare la dipendenza dal telefonino, recuperino il rapporto umano e l’uso della parola come messo di comunicazione, invece di vederli ciascuno immerso nel suo mondo, a pigiare tasti. Una migliore resa a livello didattico, poi, è consequenziale".

All’Ipsia però i cellulari non vengono raccolti in una scatola, ma "lasciati tutti su un banco, ben visibile – sottolinea Mastrocola –, non c’è l’obbligo di consegnare il dispositivo, un po’ per un discorso di privacy e un po’ perché in caso di calamità o emergenza possono riprenderlo al volo". "L’uso del cellulare è disciplinato dal regolamento di istituto – spiega Roberta Ciampechini, preside dello scientifico Galilei –, in classe non è consentito a meno che non serva per la lezione, in caso di violazioni scattano sanzioni che vanno a incidere sul comportamento. Non abbiamo mai adottato nessuna modalità di ritiro del telefono. Si dà un po’ di fiducia ai ragazzi. In futuro si può pensare però magari di vietarlo durante la ricreazione: è bene che i ragazzi usino quel tempo per parlare, socializzare, stare insieme, ora che finalmente si può fare la ricreazione nei corridoi". Anche Angela Fiorillo, preside del classico e lin guistico Leopardi, spiega che non è stata adottata la modalità del ritiro: "Certo, in caso di eventuale uso in classe del telefonino scatta una sanzione, comunque non abbiamo avuto casi particolari o problemi in questo senso".