"Crisi Covid aggravata dall’impreparazione"

Provvedimenti e contagi negli studi dell’istituto di medicina legale. Cingolani: "Per i vaccini meglio puntare sulla persuasione"

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di Paola Pagnanelli

I provvedimenti del governo con la pandemia da Coronavirus, le vaccinazioni e i contagi nelle carceri. Il Covid-19 è stato analizzato sotto molteplici aspetti nell’istituto di medicina legale dell’Università di Macerata. E diversi studi sono stati pubblicati dalle riviste scientifiche nazionali e internazionali, dando un contributo importante al dibattito in corso in tutto il mondo. "Uno studio sulla risposta italiana all’emergenza – spiega il professor Mariano Cingolani, direttore dell’istituto – ha indicato come lo Stato si sia impegnato per aumentare i posti letto di terapia intensiva che, secondo dati del 2017, erano 5.100 in Italia, 8,42 per 100mila abitanti. Va detto che l’Italia è il Paese europeo che destina meno risorse alla sanità, avendo 3,2 posti letto ogni mille abitanti tra pubblico e privato, contro la media europea di cinque per mille abitanti. Non potendo incrementare all’infinito i posti letto, è stato necessario introdurre norme che hanno limitato la libertà personale, per ridurre i contagi". Molti hanno protestato per la compressione dei diritti durante il lockdown.

"Vanno bilanciate esigenze contrapposte, l’interesse collettivo e le garanzie individuali. Se queste misure non bastano, nella cura dei pazienti ci si muove in base all’etica elaborata nell’ambito della medicina delle catastrofi. Cioè, come indicato dalla Società italiana di anestesia, limitare l’ingresso in terapia intensiva, privilegiare chi ha più probabilità di sopravvivenza e poi chi può avere più anni di vita salvata, rispettare le dichiarazioni anticipate di trattamento. Con la saturazione totale dei reparti, il criterio diventa "first come, first served", cioè non curare i pazienti giunti dopo. Superata l’emergenza, l’Italia dovrà interrogarsi sulle priorità relative all’allocazione delle risorse nell’ambito di sanità pubblica". Che cosa è emerso invece dalla ricerca nelle carceri?

"Nel marzo del 2020, sono scoppiate rivolte in numerose carceri italiane contro le misure di contenimento della diffusione del Covid-19. Il 3 aprile del 2020, nel bollettino del garante nazionale dei diritti era scritto che i detenuti erano 56.830, i posti disponibili poco più di 47mila; il tasso di affollamento era al 121,75 per cento. Il 9 aprile del 2020, risultavano poi positivi in Italia 58 detenuti e 178 agenti di polizia penitenziaria". Cosa è stato fatto?

"Sono stati limitati e via via eliminati gli accessi del personale esterno, sono stati introdotti i colloqui a distanza, è aumentata la concessione della semilibertà. Ma il grave sovraffollamento delle carceri ha ridotto l’applicabilità delle misure di contenimento. Quello del sovraffollamento è un problema endemico per l’Italia, che ha concorso anche a causare un elevato tasso di suicidi ed è costato una pesante condanna da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo. La salute negli istituti di detenzione è uno dei diritti più complessi da tutelare, essendo l’ambiente penitenziario patogeno per la fatiscenza delle strutture, la mancanza di riscaldamento, spesso di acqua calda, e poi di spazi all’aperto". Come si sono comportati negli altri Paesi?

"In alcuni ci sono stati provvedimenti di drastica riduzione della popolazione detenuta. Numerosi Stati negli Usa hanno mandato ai domiciliari i detenuti anziani o in attesa di giudizio; in Albania, si è optato per l’isolamento temporaneo in casa. In Brasile si è deciso di mandare a casa 30mila detenuti non pericolosi. Il re del Marocco ha concesso la grazia a 5.654 detenuti. In Francia è stato proposto di fare scontare ai domiciliari i residui di pena di meno di due mesi, mentre chi ha una pena residua di meno di sei mesi può convertirla in lavori sociali e già a marzo del 2020 erano stati rilasciati 14mila detenuti; in Germania, nel Nordreno-Vestafalia, è disposta l’interruzione dell’espiazione sino alla fine di luglio per i detenuti con condanne fino a 18 mesi; Norvegia, Danimarca, Finlandia e Lettonia hanno sospeso la custodia cautelare in carcere al di fuori dai casi di assoluta necessità, Spagna e Repubblica Ceca raccomandano questa scelta ai magistrati; nel Regno Unito sono stati temporaneamente liberati 4mila detenuti. La Romania ha introdotto misure restrittive in carcere. In sostanza, non ci sono state valide azioni di prevenzione in un ambiente a rischio elevatissimo di contagio". Un’altra questione spinosa riguarda le vaccinazioni. Il personale sanitario è obbligato oppure no?

"Una legge specifica che renda obbligatorie le vaccinazioni non esiste, ma le leggi attuali consentirebbero di ritenere un infermiere non vaccinato, per esempio, non idoneo al servizio, e dunque licenziabile. Ma usare le norme esistenti o scriverne una specifica richiede del tempo". "Meglio dunque puntare sulla persuasione – aggiunge il professor Mariano Cingolani –, fare comprendere che il vaccino è un sistema di protezione reciproca, da adottare, a meno che non ci siano problemi gravi. La pandemia ci ha trovati impreparati, gli sforzi non sono stati coordinati e questo ha aggravato la crisi. L’Italia è stato il primo Paese in Europa raggiunto dal contagio, e quello con il più alto tasso di mortalità. La mancanza di attenzione sulle misure anti contagio per il personale delle case di riposo e la loro applicazione tardiva hanno causato un aumento rapido di casi, raggiungendo i soggetti più fragili con dei tassi di mortalità inaccettabili. Il vaccino con la seconda ondata ha permesso di limitare i contagi e di ridurre la mortalità. Questo è l’alto valore sociale dei vaccini, che oltre a proteggere i vaccinati riducono i contagi del resto della popolazione.