"A otto anni i genitori mi hanno iscritta agli scout, poi è stata una mia scelta continuare impegnandomi sempre più". La maceratese Barbara Bacaloni, insegnante di scuola primaria, ricorda i suoi primi passi e ora a Macerata è uno dei capi di questo movimento. "Quella scelta – spiega – si chiama "Partenza" e in quel momento si decide di spendere la vita a favore degli altri, del prossimo, nel servizio verso gli altri".
Bacaloni, quando è stato fondato il gruppo scout di Macerata dei Salesiani?
"Nel 1916 e da allora è sempre stato attivo, è uno dei più antichi d’Italia se non il più longevo. Nel 1974 è stata fondata l’associazione guide e scout cattolici italiani (Agesci) in cui sono confluite l’associazione scout cattolici italiani (Asci) e l’associazione guide italiane (Agi)".
Cosa l’ha colpita del messaggio inviato dal presidente della Repubblica Mattarella in occasione dei 50 anni dell’Agesci?
"La sfida per il futuro nel cammino educativo. Ci ha ringraziato come associazione perché ognuno di noi è attivo nella propria città con qualsiasi giovane. Noi siamo custodi di valori e con questa Route nazionale di Verona gli educatori rinnovano tali valori".
Che cosa rappresenta questo incontro che state vivendo nella città veneta?
"È un grande momento di riflessione sul tema della felicità attraverso una molteplicità di iniziative, incontri e confronti. Si tratta di un appuntamento che ha richiamato quasi 18mila tra capi e cape Agesci ed è un’occasione eccezionale considerando che le precedenti Route nazionali si sono tenute nel 1979 e nel 1997".
Lei ha parlato di valori, di quali in particolare?
"Fratellanza, cura dell’umanità, del Creato e il suo rispetto, ma anche essere buoni cristiani e onesti cittadini".
In cosa sente di essere stata arricchita dall’esperienza negli scout?
"Si sta assieme agli altri, si porta in evidenza l’essere della persona. Poi grazie allo scoutismo ho potuto conoscere l’associazione I nuovi amici (associazione impegnata nell’inclusione dei ragazzi con disabilità e non) di cui ancora oggi faccio servizio e ne sono responsabile".
C’è un episodio che le è rimasto impresso?
"La frase di un sacerdote che invitava a fare mentalmente una foto per fissare una bella situazione e ricordarla. Ciò mi è piaciuto perché ci sono tanti momenti belli e bisogna farli emergere per ricordarli nei periodi difficili. Ebbene, nel mio percorso scout ho scattato tante di quelle foto che formano il puzzle di una persona. Questo cammino mi ha insegnato a valorizzare tanti bei momenti".
Il gruppo è stato fondato nel 1916, cosa ha permesso di sconfiggere il tempo e rimanere attuale?
"Credo sia stata la capacità di mettersi sempre in discussione, si cerca di camminare al fianco dei giovani e non di spingerli, ciò significa condividere la vita di ciascuno".
C’è richiesta di entrare nel gruppo scout?
"Sì. A Macerata 2 dei Salesiani riceviamo tantissime richieste. È capitato di non essere stati in grado di accogliere tutti quando le domande sono molto numerose, però in città ci sono anche altri gruppi come Macerata 3 alla Pace o Macerata 5 ai Cappuccini e noi presentiamo i tre gruppi alle famiglie che poi fanno la scelta".
Prima parlava di foto scattate mentalmente per fermare momenti felici, invece quali sono stati quelli più emozionanti?
"Sono tanti, penso a quando siamo andati in Africa con gli scout o al 1999 in occasione del Jamboree mondiale dello scoutismo in Cile. Per me è stato anche quando ho scelto di diventare capo e poi mi sono accorta di potere restituire quanto avevo ricevuto e ricevo ogni giorno".
Ma anche l’esperienza in Africa lascia un qualcosa di profondo.
"Si esce migliorati dopo ogni servizio".