Donne nel mirino: "Dalle violenze sessuali ai maltrattamenti, denunce quadruplicate"

Il procuratore Narbone: 75 casi nel 2012, nel 2023 sono diventati 252 "Aumentano anche le archiviazioni, si tratta di fenomeni complessi. Quando si arriva a dare una risposta penale, è già una sconfitta".

Donne nel mirino: "Dalle violenze sessuali ai maltrattamenti, denunce quadruplicate"

Donne nel mirino: "Dalle violenze sessuali ai maltrattamenti, denunce quadruplicate"

"In dieci anni, sono quasi quadruplicate le denunce per i reati come i maltrattamenti in famiglia o la violenza sessuale, ma sono aumentate anche le archiviazioni. Si tratta di fenomeni molto complessi, che ci costringono a guardare attraverso il buco della serratura la vita di una coppia, e che richiedono un approccio multidisciplinare. Ma quando si arriva a cercare la risposta penale, è già una sconfitta". A ridosso dell’8 marzo il procuratore Giovanni Narbone analizza i dati relativi alle denunce per maltrattamenti, stalking, violenza sessuale, revenge porn, quelli contro le cosiddette fasce deboli. Di questi, arriva poco meno di una denuncia al giorno.

"La procura – premette il magistrato – tratta questi reati come materia specializzata: se ne occupano due sostituti procuratori, che seguono poi anche altri fascicoli. I numeri sono in crescita: nel 2012 avevamo 75 denunce, nel 2023 sono diventate 252. Va detto che il quadro normativo è in continua evoluzione, con adeguamenti utilissimi, anche se servirebbe stabilità. Per intervenire nelle situazioni critiche oggi ci sono le case famiglia, e protocolli sempre implementati per intervenire con urgenza. La procedura è stata chiamata "codice rosso" come se fosse un’urgenza del pronto soccorso".

Analizzando le cifre delle denunce per questi reati, nel 2012 furono iscritti 75 procedimenti, nel 2014 erano 214, nel 2018 304, nel 2020 (con la flessione legata al Covid) 241, nel 2022 sono stati 321, nel 2023 erano 303. "Mentre gli altri reati sono tutti in calo, questi e le truffe sono in aumento – conferma il procuratoreNarbone –. Dieci anni fa, esisteva il cosiddetto "black number" dei casi non denunciati, fenomeno che per altro esiste tuttora. Però le cifre, quasi quadruplicate in dieci anni, fanno capire che oggi le vittime denunciano di più. Ci sono state importanti campagne di sensibilizzazione, e si è visto cosa può accadere. La prima cosa è rivolgersi alle forze dell’ordine". Ma in parallelo con le denunce, sono aumentate anche le archiviazioni. "Nel 2012 con 75 denunce abbiamo avuto 45 procedimenti definiti, cioè con la chiusura delle indagini. Nel 2014, con 214 nuovi fascicoli ne sono stati definiti 252, di cui 96 con la richiesta di archiviazione, perché le notizie di reato non erano corredate da prove sufficienti. Nel 2020, sono stati definiti 271 fascicoli, di cui 100 con la richiesta di archiviazione. Nel 2022, ne sono stati definiti 313, anche l’arretrato, e ci sono state 162 richieste di archiviazione, oltre la metà".

"Se poi vediamo come finiscono i processi, nel primo semestre del 2023 al tribunale monocratico ci sono state 45 sentenze, di cui 14 condanne e 27 assoluzioni. In molti casi infatti la coppia si riappacifica. È vero – ammette il procuratore – che la remissione di querela può nascondere una ulteriore sopraffazione, ma a volte vediamo l’imputato venire in tribunale mano nella mano con la donna che lo ha denunciato. Per quanto le procedure siano veloci, passa un po’ di tempo durante il quale le situazioni cambiano e magari il conflitto intenso non c’è più, e le donne in aula non confermano le accuse".

"Spesso poi le denunce si legano alle separazioni, sono strumentali. Noi controlliamo anche gli atti di quelle cause, ma è difficile andare a fondo: qui non c’è il nastro trasportatore e le storie personali sono complesse". Per questo fenomeno trasversale, che tocca ogni fascia di età e di formazione culturale, "ci vuole un approccio multidisciplinare. Tutti noi dobbiamo fare il massimo, anche i vicini di casa che non devono girarsi dall’altra parte se vedono qualcosa che non va. Quando si arriva a cercare la risposta penale si è già a un livello patologico – conclude Narbone –, qualcosa è già andato troppo avanti".