Futuro del servizio idrico. Inversione in corsa, l’obiettivo diventa il modello Ciarapica

L’assemblea dell’Aato ha abbandonato la soluzione Parcaroli e punta a una azienda con i Comuni e i rami idrici delle società attualmente operanti .

Futuro del servizio idrico. Inversione in corsa, l’obiettivo diventa il modello Ciarapica

Futuro del servizio idrico. Inversione in corsa, l’obiettivo diventa il modello Ciarapica

L’obiettivo è quello di arrivare ad una proposta condivisa. Una mèta per raggiungere la quale è già in programma un incontro per l’11 aprile, al quale parteciperanno sindaci e rappresentanti degli attuali gestori. Ma, a giudicare dall’assemblea dell’Aato svoltasi ieri mattina, sempre per decidere la società a cui dare vita per il gestore unico, non sarà affatto semplice. C’è chi ha offerto sintesi calcistiche. La prima: uno a uno, palla al centro, si ricomincia; la seconda: Ciarapica uno, Parcaroli zero. Che cosa è accaduto?

Il direttore Aato, Massimo Principi, ha dato lettura del suo parere sulla proposta a cui era stato dato il via libera ad inizio marzo, cioè una società mista tra Comuni e attuali gestori. E è stato un parere negativo, sulla base di osservazioni simili a quelle prodotte dall’avvocato Maurizio Boifava e dall’Antitrust. A quel punto si doveva decidere, come previsto all’ordine del giorno, se procedere comunque sulla società mista oppure prendere un’altra direzione. Su proposta del sindaco di Tolentino, Mauro Sclavi, l’assemblea ha deciso di stralciare questo punto per passare direttamente alla illustrazione della proposta presentata nei giorni scorsi da 16 comuni, in testa quello di Civitanova, di fatto antitetica a quella per cui si è tanto speso il sindaco di Macerata, Sandro Parcaroli, insieme ad altri colleghi (Recanati, Tolentino, San Severino, etc.).

Ed è stato proprio il sindaco di Civitanova ad illustrare il nuovo modello. In buona sostanza, la proposta prevede l’istituzione di una società interamente partecipata dai Comuni, "Acqua pubblica Macerata", nella quale dovrebbero confluire, attraverso diversi passaggi (tra fusioni, incorporazioni e altro), i rami idrici delle Multiutilities (Apm, Atac, Assem, Assm, etc.) e anche i Comuni che ancora gestiscono il servizio in autonomia. Nel suo intervento Ciarapica ha ribadito la posizione espressa già nei giorni scorsi, sottolineando come la nuova proposta abbia il solo obiettivo di facilitare il confronto per arrivare ad un punto di caduta che porti ad una soluzione condivisa a tutti. Ha evidenziato che non c’è stata alcuna intenzione di contrastare qualcuno, ma la società mista, giuridicamente debole, su cui si sono espressi negativamente l’Antitrust, l’avvocato Boifava e anche il direttore dell’Aato, Massimo Principi. E, poi, ha articolato la proposta nei dettagli, affermando che non si può che partire dal rispetto delle norme, tanto che la stessa è stata trasmessa al vaglio della Corte dei Conti per avere un parere preventivo.

Ed è partendo dal "modello Ciarapica" che il prossimo 11 aprile ripartirà la discussione. Questo significa che si va in una direzione diversa da quella che l’assemblea aveva tracciato solo una ventina di giorni fa. E questo non è affatto rassicurante. Lo scontro politico c’è tutto e fino ad oggi ha prodotto una discussione infinita, una varietà di ipotesi, ma nessuna soluzione. Intanto, il tempo passa e aumenta il rischio che la gestione dell’acqua vada a finire nelle mani dei privati, ipotesi che non piace né ai comitati per la salvaguardia dell’acqua né ai sindacati, quest’ultimi preoccupati anche per la salvaguardia dei livelli occupazionali nel settore.