
L’attore e autore Gianni Calastri sarà in scena con l’opera “Ci chiamavan matti. Voci di muto amore”
CERTALDO
Sabato prossimo alle 21.30 al Teatro Regina Margherita di Marcialla arriva "Ci chiamavan matti. Voci di muto amore" di e con Gianni Calastri. Musica e sonorizzazione dal vivo di Andrea Lupi. Lo spettacolo, che è impreziosito dalla scultura realizzata da Paolo e Alessandro Pineschi, fa parte della sezione "Prosa e teatro contemporaneo", per la rassegna 2024-2025 del teatro di via Amelindo Mori. Si tratta di una lettura-spettacolo che nasce a sua volta dalla lettura delle lettere scritte dagli internati nel manicomio di Volterra effettuata durante le visite guidate all’ex manicomio e dallo spettacolo teatrale-musicale "Che Matti. Voci e suoni dai manicomi", messo in scena insieme al gruppo musicale I Disertori.
"Ho accettato con piacere l’invito di portare di nuovo sul palco le voci negate di così tante persone, uomini e donne, rinchiuse nei manicomi di Volterra, Siena e Arezzo nel corso del secolo scorso – spiega Gianni Calastri –. Oltre ad alcune lettere tratte da ’Corrispondenza Negata’, il testo si compone del diario di una internata nel manicomio di Siena e da alcune testimonianze provenienti dal manicomio di Arezzo tratte dal lavoro di Anna Maria Bruzzone ’Ci chiamavano matti’. Voci che si liberano dalle loro lettere, da quei muri freddi e incrostati di rabbia, grida, suppliche e silenzi; voci che meritano di essere ascoltate".
Ma il week-end al Teatro Margherita non finisce qui perché domenica alle 17 è in programma anche il saggio del corso adulti di Teatro Riflesso, i cui allievi porteranno in scena "L’importanza di chiamarsi Ernest" con la regia di Irene Biancalani. Jack Worthing è un gentiluomo di campagna, che in città intrattiene una relazione con Gwendolen Fairfax con il nome di Ernest. Lo stesso nome con cui Algernon Moncrieff, ricco scapolo di città amico di Jack, decide di corteggiare Cecily in campagna. Che succederà quando scopriranno la vera identità dei due innamorati? Una commedia che con un sottile e raffinato sarcasmo smonta i luoghi comuni su cui si fonda ogni solida società borghese.