ASTERIO TUBALDI
Cronaca

Gli organetti targati Castagnari: "Bottega con un secolo di storia, tra i clienti Sting e i Negramaro"

Il titolare Massimo: iniziò mio nonno nel 1914 a Recanati, lavoriamo ancora nello stesso posto "Per creare uno strumento di alta gamma serve un mese, il 90% della produzione va all’estero".

Gli organetti targati Castagnari: "Bottega con un secolo di storia, tra i clienti Sting e i Negramaro"

Lavora circa dieci ore al giorno e non sa cosa sia la settimana corta. Hobby? "La mia grande passione è il mio mestiere, creo organetti. La mia famiglia lo fa da oltre un secolo". Massimo Castagnari, con i suoi 18 collaboratori, molti dei quali familiari, pur avendo acquistato da tanto tempo un capannone fuori dall’antico borgo di Castelnuovo, non si è voluto mai staccare dalla sua bottega in via Risorgimento a Recanati: piccole stanze che ospitano altrettanti laboratori dove si respira l’antica arte artigianale e dove si costruiscono ogni giorno quelle magiche scatole musicali che, una volta finite, vanno a portare allegria in giro per il mondo. "Gli stranieri che vengono a farci visita la chiamano “atelier“, noi preferiamo chiamarla bottega".

Parliamo di come è nata questa bottega dell’organetto?

"Sì. Mio nonno Giacomo inizia l’attività nel 1914 nella stessa bottega dove lavoriamo ancora oggi. Allora si costruivano le fisarmoniche e mia nonna Ida teneva i rapporti con i clienti".

Come nasce l’idea di costruire gli organetti?

"L’organetto è anche precedente alla fisarmonica e noi oggi costruiamo entrambi, ma negli anni ‘60 questo strumento era quasi scomparso. Un francese, Marc Perrone, grande suonatore di organetto, era venuto in quegli anni a Castelfidardo proprio a cercare questo strumento. Nella città della fisarmonica, però, non costruivano organetti e gli hanno consigliato di venire a Recanati da mio padre Mario. Da quel momento è nata un’amicizia e una collaborazione eccezionali. Perrone rimase talmente soddisfatto dell’organetto, che mio padre gli costruì, che da allora dalla Francia giungevano continuamente ordinazioni tanto che, nell’arco di dieci anni, abbiamo rivoluzionato la nostra attività, abbandonando la costruzione della fisarmonica e buttandoci a capofitto negli organetti, strumenti molto più evoluti. Da lì ci hanno contattato da tutto il mondo, anche con richieste strane che abbiamo sempre cercato di esaudire".

Da quello che si intuisce avete lavorato da subito per il mercato estero.

"Pensi, oggi il 90% della nostra produzione va all’estero, soprattutto i paesi del nord Europa e nord America. In Italia lavoriamo tanto per la Sardegna, dove l’organetto è uno strumento molto tradizionale. Alcune richieste ci giungono dal Lazio e qualcuna dal nord Italia".

Clienti famosi?

"Beh, per citare solo alcuni i Negramaro, Sting e tanti altri artisti. Quando venne a Recanati Lucio Dalla, Piero Cesanelli, il patron di Musicultura, gli volle regalare un nostro organetto".

Una volta, ai tempi del fondatore Giacomo, ci volevano quattro mesi per fare un organetto. Oggi?

"Per uno strumento di alta gamma, se dovessi dedicare tutta la giornata alla sua lavorazione, ci vorrebbe almeno un mese. Attualmente realizziamo 40 modelli di organetti e ognuno ha un nome: il modello che porta il mio nome si chiama Hascy, nomignolo con cui mi chiamava mia padre. Sforniamo complessivamente 700/800 strumenti all’anno: dagli anni ottanta avremmo costruito circa 30.000 organetti che abbiamo spedito per la maggior parte all’estero".

Quanto costa un organetto?

"Può andare dai mille ai quattromila euro: non è tanto perché l’organetto non è considerato uno strumento classico, ma popolare. Fare una chitarra impegna molto di meno, ma costa molto di più, eppure noi costruiamo un organetto in legno massello che viene dal Colorado, legno selezionato che dà allo strumento una dignità pari al violino".

Quanto è impegnativo costruire uno strumento come questo?

"Basta pensare che in un organetto abbiamo contato 1.556 pezzi che contribuiscono a creare un suono unico, frutto di uno studio meticoloso, ma anche con un odore suo particolare".

Chi crea oggi in azienda questo miracolo?

"Nella bottega Castagnari lavorano in diciotto, per la maggior parte tutti componenti della famiglia tra fratelli, mogli e figli. Una tradizione artigianale che si rinnova".

Come ci lasciamo?

"Voglio raccontare solo questa storia. Un signore ha avuto l’amputazione di quattro dita della mano sotto una pressa di un’industria tessile. L’uomo, che era di origini sarde, dopo l’infortunio non poteva suonare più l’organetto. Noi gli abbiamo costruito un pezzo unico, modificando la posizione della tastiera in modo che potesse continuare a suonare questo strumento. Abbiamo poi costruito degli organetti per ragazzi autistici con i quali hanno iniziato a comunicare con gli altri". Ecco chi è la famiglia Castagnari del vecchio borgo di Castelnuovo.