Da amministratore del nipote disabile, si sarebbe impossessato di 48mila euro usandoli per le sue spese. Per questo è accusato di peculato un settempedano di 79 anni. Ma lui nega tutto, e assicura di aver usato il denaro solo per assistere il familiare. I fatti da chiarire in tribunale sarebbero avvenuti dal 2012 al 2019. Nel 2008, il tribunale aveva nominato il settempedano amministratore di sostegno del nipote, che soffre di un disturbo psichico e cognitivo. In virtù di questa qualifica lo zio – secondo l’accusa – si sarebbe impossessato di 30mila euro prelevandoli dai conti e libretti postali del nipote; inoltre avrebbe accreditato altri 14mila euro sul suo conto personale, in una banca a Piediripa, senza poi rigirarli sul conto dell’amministrato, sebbene il giudice cautelare glielo avesse ordinato espressamente nell’udienza di gennaio del 2019. Il tribunale aveva chiesto infatti una serie di rendiconti all’amministratore, che lo zio non avrebbe mai depositato sulla gestione delle risorse del nipote, anche perché non li avrebbe. Di fronte alla mancanza di documenti, alla fine il giudice tutelare aveva revocato il 79enne e nominato amministratore il responsabile della struttura che accoglie il disabile. E poi era partita la denuncia per peculato. Ieri in tribunale si è aperto il processo. L’avvocato difensore Olindo Dionisi ha depositato una lista di testimoni da ascoltare, per ricostruire come sarebbero stati spesi i soldi del nipote: l’imputato infatti assicura di aver usato le somme solo per le esigenze del giovane, per farlo uscire e farlo stare nel modo migliore possibile. Nella prossima udienza, fissata dal collegio al 12 settembre, saranno ascoltati i primi testimoni dell’accusa citati dalla procura. Poi anche l’anziano potrà spiegare in aula ai giudici la sua versione dei fatti.
Paola Pagnanelli