FRANCO VEROLI
Cronaca

Infermieri introvabili : "Ospedali e strutture ne mancano duecento. Lavoro che non attrae"

Di Tuccio, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche della provincia, è categorico: "In tanti cambiano professione, cosa che, salvo casi rarissimi, non era mai accaduto. Bisogna intervenire" .

Infermieri introvabili : "Ospedali e strutture ne mancano duecento. Lavoro che non attrae"

"L’aspetto più inquietante è che, anche qui da noi, è iniziato un fenomeno già emerso in altre realtà. Ci sono infermieri che, nonostante la professionalità sviluppata, escono dall’Ordine perché cambiano lavoro, vanno a fare qualcosa di completamente diverso. Salvo casi particolari e rarissimi, non era mai accaduto". Parole di Sandro Di Tuccio, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche della provincia di Macerata, che fotografano una situazione ormai allarmante.

"Oggi, secondo la Corte dei Conti, la carenza di infermieri in Italia è di almeno 65mila unità, ma nei prossimi dieci anni, rispetto al decennio precedente, usciranno dalla professione, per raggiunti limiti di età, il quadruplo dei professionisti", ha evidenziato la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnpoi) dopo un recente incontro con i rettori delle università per cercare di risolvere i problemi della scarsa adesione dei giovani a questa professione.

Di Tuccio, siamo davvero messi così male?

"L’Italia è il Paese Ocse con meno infermieri per 1.000 abitanti: 6,4, contro una media europea di 9,5, ed è fanalino di coda (sempre nell’Ocse) per laureati in infermieristica ogni 100mila abitanti: solo 17 contro una media di 48. Le Marche e la provincia di Macerata riflettono la situazione italiana. Le carenze sono significative".

Ce le può indicare?

"In tutta la regione mancano circa 1.500 infermieri, 200 dei quali in provincia di Macerata. I vuoti non sono tanto negli ospedali, dove pure i problemi non mancano, ma nelle strutture socio sanitarie territoriali, soprattutto, nelle Rsa e Case di Riposo. Gli infermieri iscritti all’Albo della provincia di Macerata sono 2.350, una trentina dei quali lavorano all’estero; ogni anno a Macerata si laureano in infermieristica 70 persone, un numero al di sotto delle necessità, tenendo conto anche del fatto che una parte di questi si sposta a lavorare altrove".

Che cosa sta succedendo?

"Succede che questa professione non attrae più. Fare l’infermiere è difficile, complesso, e richiede enormi sacrifici familiari e sociali (si pensi a una vita fatta su turni; ndr) per una retribuzione ben al di sotto di quella di altri lavori - diciamo così - meno impegnativi. Non c‘è da stupirsi, dunque, se poi i giovani scelgano altro".

Cosa si può fare?

"La soluzione non è importare infermieri stranieri. Intanto servono agevolazioni sulle tasse universitarie, tra le più care di tutte le facoltà. E, poi, è necessario ripensare i percorsi universitari per renderli più attrattivi attraverso una revisione delle lauree magistrali, individuando – per iniziare – tre aree di sviluppo specialistico (cure primarie, cure pediatriche e neonatali, cure intensive ed emergenza), alle quali legare poi una progressione di carriere oggi inesistente. Bisogna intervenire in maniera concreta sulle remunerazioni, poiché per gli infermieri i soldi non ci sono mai". Dunque, tra le altre cose, servono maggiori investimenti.

"Se non si investe un maniera concreta oggi non avremo le risorse necessarie per affrontare le sfide di un sistema sanitario che sarà con il passare del tempo sempre più tecnologico, che deve affrontare sempre più cronicità con una popolazione che avrà una età media sempre maggiore negli anni. Senza un intervento profondo in grado di ridare attrattività alla professione e di riequilibrare gli organici, la carenza non sarà più un problema della professione, ma del Paese e dei cittadini. Senza infermieri non c’è futuro, perché non c’è assistenza e non c’è salute".