Insegne spente e monumenti oscurati: prepariamoci a vivere in un mondo diverso

L’ingegno aguzzato dal bisogno come soluzione tampone, ma resta la paura di non tornare più agli anni del boom economico

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Pierfrancesco

Giannangeli

La necessità aguzza l’ingegno, dice l’antico adagio. E di necessità in questo periodo ce ne sono quante ne vogliamo e anche di più. Sull’orlo dell’uscita dalla pandemia (sull’orlo, non fuori), è arrivata la crisi energetica. I rincari delle bollette stanno tirando mazzate allo stile di vita e a quello produttivo del nostro mondo: tutti sono in difficoltà, grandi e piccoli imprenditori, famiglie, mondo pubblico e mondo privato. In un certo senso è una crisi democratica perché colpisce in maniera non discriminatoria, poi c’è chi riesce a reagire in qualche modo e chi non ce la fa, non certo per colpa sua. Di sicuro in questo autunno ampiamente annunciato - e a sua volta preludio dell’inverno - siamo tutti alla ricerca di una soluzione che tamponi le bollette extra large senza stravolgere più di tanto la vita quotidiana. Ci stiamo provando, se ci riusciremo è ancora tutto da vedere. Ieri il nostro giornale ha dedicato due pagine alle soluzioni messe in atto da una decina di sindaci dell’entroterra maceratese, idee che vanno dall’immediato risparmio spegnendo le luci alla prospettiva offerta dall’energia alternativa del fotovoltaico. C’è del virtuoso in tutto questo, il famoso ingegno aguzzato dal bisogno. Poi però l’immaginazione va oltre il contingente e ci scopriamo a pensare a che mondo sarà nei prossimi mesi, e quando e se tornerà quello che conoscevamo, soprattutto per i nati negli anni del boom economico, che hanno assistito a uno sviluppo - pur con qualche intoppo ogni tanto - che sembrava qualcosa di ormai dato, un punto di non ritorno, una conquista dalla quale, appunto, era impensabile tornare indietro. Ce le sappiamo immaginare, in sostanza, le nostre città pressoché al buio, la notte, al netto di quello che serve per la sicurezza, su cui non si può risparmiare? Riusciamo a pensare ai monumenti di cui riusciremo a malapena a scorgere i contorni, complice il chiaro di luna? E le insegne spente? Quel vedo e non vedo, insomma, che per qualcuno potrebbe pure avere in qualche modo il suo fascino? Se è vero, però, che dalle crisi nascono anche le occasioni, cominciamo anche a riflettere da dove veniamo e dove vogliamo andare. Portiamoci avanti con ottimismo, a quando la crisi sarà passata: siamo sicuri che tutto quello che abbiamo fatto in questi decenni sia positivo e non sia invece necessario un ripensamento che, pur senza tentazioni di decrescite, ci conduca a un punto di equilibrio diverso dall’attuale? E’ questo il momento giusto per pensarci.