
Il recanatese Pierpaolo Patrizietti, ex comdandante dei vigili del fuoco di Macerata, è stato scagionato
Il comandante dei vigili del fuoco di Ancona, il recanatese Pierpaolo Patrizietti (in passato alla guida del comando di Macerata), è stato prosciolto dall’accusa di omicidio colposo plurimo mossa contro di lui dopo l’esondazione dei fiumi Misa e Nevola, una tragedia che il 15 settembre 2022 costò la vita a 13 persone, tra cui un bambino di 8 anni. Del tutto scagionati con lui sei sindaci e i funzionari della Protezione civile regionale, in tutto 14 persone al centro di uno dei due filoni di inchiesta partiti sulla vicenda. Quella notte, le piogge fecero uscire dagli argini i due fiumi e un’indondazione travolse i Comuni tra Ancona e Pesaro. Partirono subito le indagini, affidate alla procura dell’Aquila per via di un magistrato anconetano tra le parti offese. Secondo la ricostruzione iniziale dell’accusa, la popolazione avrebbe potuto essere allertata in maniera tempestiva e così essere messa in salvo.
Per questo furono accusati di avere ritardato colposamente l’esercizio delle loro funzioni amministrative e pubbliche i sindaci di Arcevia Dario Perticaroli, di Barbara Riccardo Pasqualini, di Castelleone di Suasa Carlo Manfredi, di Serra de’ Conti Letizia Perticaroli, di Ostra Federica Fanesi, e di Trecastelli Marco Sebastianelli; indagati anche due dirigenti della Protezione civile, David Piccinini e il civitanovese Stefano Stefoni; poi un funzionario e un responsabile della sala operativa unificata permanente, Robeto Cecchini e Maurizio Ferretti; e infine il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Ancona e un suo funzionario, Pierpaolo Patrizietti e Mauro Bedini. L’accusa per tutti era di avere con negligenza, imprudenza e imperizia concorso nel decesso delle vittime, in particolare per non aver garantito un immediato e reciproco scambio di informazioni, che avrebbe potuto scongiurare o alleviare la tragedia. Tutti e 14 gli indagati erano stati invitati all’Aquila a presentarsi per chiarire i fatti di quella sera, e alla fine il procuratore Fabio Picuti ha chiesto l’achiviazione dell’accusa, ritenendo che non ci fossero a carico degli stessi indagati elementi di fatto o di diritto che potessero collegare le loro condotte alla tragedia che si era verificata. Tra di essi i vertici dei vigili del fuoco, entrambi difesi dall’avvocato Gabriele Cofanelli, avevano fornito la più ampia prova, mediante una articolata memoria difensiva, del loro tempestivo intervento con una immediata opera di coordinamento tra le diverse forze deputate a arginare la violenza dell’inondazione, mentre anche i sindaci si erano attivati per mettere in allarme il territorio appena ricevute le informazioni. Tutti quindi hanno potuto dimostrare di aver fatto tutto il possibile. Il gip ha quindi accolto nei giorni scorsi le ricostruzioni delle difese e le conclusioni della procura, archiviando le accuse per i 14 indagati, difesi anche dagli avvocati Fulvia Bravi, Alessandro Luchetti e Marina Magistrelli. In un altro troncone di indagine – relativo alla manutenzione di argini e fiumi – risultano invece ancora sotto accusa altre 22 persone, per le quali è in corso l’udienza preliminare.