
Una medusa della specie Cassiopea fotografata da Tonino Guazzaroni nell’Adriatico
Macerata, 20 agosto 2020 - «La medusa Cassiopea è una specie mediterranea sempre più diffusa anche nell’Adriatico: è una spia della trasformazione del mare». A parlare è Francesco Petretti, biologo, naturalista, nonché docente dell’Università di Camerino e presidente della fondazione del bioparco di Roma. Ecco spiegati il notevole aumento della presenza di questa specie di medusa nel mare Adriatico e gli avvistamenti sempre più frequenti lungo le nostre coste, soprattutto tra Porto Recanati a Porto Potenza. Si tratta di una specie scientificamente denominata Cotylorhiza Tubercolata, perché nella parte inferiore la medusa è per l’appunto «tubercolata», ovvero presenta dei rigonfiamenti e dei noduli. Sono proprio dei giorni scorsi diverse segnalazioni di avvistamenti di questo tipo di medusa, che appare differente dalle altre, perché è di dimensioni più grandi e colorata, e seppur provochi un lieve prurito sulla pelle quando si viene a contatto con i tentacoli, non è pericolosa per l’uomo. Secondo Petretti, si tratta di un aumento generale della popolazione delle meduse, di qualsiasi specie, dovuto all’innalzamento della temperatura superficiale del mare e poi al fatto che le meduse stanno prendendo il posto dei pesci nella catena alimentare, perché alcune specie ittiche sono soggette a un massiccio sfruttamento. Professor Petretti, come distinguiamo una medusa Cassiopea dalle altre specie? «È una specie mediterranea, finora non troppo frequente, ma è una di quelle più grandi e più belle, perché le meduse sono molto vistose. Non abbiamo a che fare con delle meduse piccoline e poco visibili: sono queste, dette Pelagie, le specie maggiormente urticanti. La Cassiopea, invece, è grande ma non è pericolosa, anche se è comunque munita di cellule nematocisti, che utilizza per catturare le piccole prede. Sono meduse coloratissime. Hanno la forma di un ombrello con il centro di colore giallo e la parte inferiore piuttosto mossa. Ecco, qui si annidano poi dei piccoli pesci». La Cassiopea funge da protezione per altri pesci? «Esatto. Nei tentacoli della parte inferiore, quella tubercolotica appunto, si annidano piccoli pesci, che diventeranno grandi. Basti pensare che tra questi ci sono anche gli sgombri, che poi diventano di rilevanti dimensioni. Questi pesci sono simbiotici: mentre la medusa viaggia in mezzo al mare, fa da nave scuola e pure da protezione ai pesci, quando ancora sono piccoli». È una specie pericolosa? «Le meduse Cassiopea non sono pericolose, ma bisogna ricordare che la medusa è sempre un po’ urticante, quindi non bisogna mai prenderla a mani nude. Eppure la Cassiopea non è una di quelle specie che devono impensierirci più di tanto, quindi bisogna rispettarla, perché tali meduse hanno un loro ruolo nell’ecologia del mare».
Sono aumentati gli avvistamenti di questa specie di medusa, perché? «L’aumento delle meduse va avanti da qualche anno e se ne dà notizia soprattutto nelle cronache estive, perché da tempo stiamo assistendo a delle espansioni e a dei boom demografici di varie specie. Quella che più ci impensierisce è la Pelagia Noctiluca, che ormai si presenta in grandissimo numero. È la specie di medusa più urticante. Le meduse sono delle spie della trasformazione del mare: molte specie sono infatti favorite dall’aumento delle temperature superficiali del mare, che ne determinano pure la crescita. E poi c’è anche un altro aspetto».
Quale? «Le meduse stanno prendendo il posto dei pesci nella catena alimentare. In un sistema ecologico complesso come quello marino, nel quale ogni specie ha un suo ruolo e consuma le risorse per sopravvivere, se una specie scompare, il suo posto è preso da un’altra. Le specie che stanno scomparendo sono quelle di alcuni pesci soggetti a uno sfruttamento massiccio. Liberano così lo spazio per altri organismi, che si impossessano di quella risorsa, e questi sono proprio le meduse. Un po’ in tutto il mondo le meduse stanno entrando nelle catene alimentari prendendo proprio il posto dei pesci. Si sta cioè assistendo alla scomparsa di vari competitori».
Non c’è quindi l’aumento di una specie di medusa piuttosto che di un’altra? «Il fenomeno è più complesso e bisognerebbe vedere la sua durata nel tempo. Si tratta di cicli di espansione demografica, questi animali hanno dei cicli numerici: ci sono degli anni in cui c’è un grande aumento e anni in cui diminuiscono, ora siamo in quello di grande aumento, favorito dalle condizioni. È un’annata caldissima, le temperature superficiali del mare sono estremamente elevate, con un’alta pressione stabile da tempo e questo comporta delle conseguenze nella ecologia marina».