"Mio padre riuscì a tornare tra mille difficoltà"

"Mio padre riuscì  a tornare tra  mille difficoltà"

"Mio padre riuscì a tornare tra mille difficoltà"

"Mio padre Florindo era nato nel marzo del 1920, fu deportato a Monaco, nel campo Stammlager 7a nel settembre 1943, mentre si trovava in Sicilia per lavorare al genio miltare; si occupava di ponti. La condizione di prigionia e lavoro forzato durò fino a quando riuscì a scappare". A parlare è Edo Lambertucci, che ieri ha ricevuto la medaglia al valore per suo padre, Florindo Lambertucci di Colmurano, di cui ricorda la vicenda, durissima, di prigionia in Germania durante la seconda guerra mondiale, che fu suo padre stesso a raccontargli nel corso degli anni, fino alla sua scomparsa, nel 1981, al momento della quale Edo aveva 32 anni. "Tornò a piedi, arrivò in alta Italia riuscendo a scappare dal campo di prigionia per poi riuscire a scendere fino a Colmurano, tra mille difficoltà che oggi paiono incredibili. Non potevano essere aiutati o ospitati, in quanto chiunque avrebbe corso rischi enormi ad aiutare fuggitivi. Arrivò a casa nel maggio 1945". "Fuggì da Monaco con altri due prigionieri italiani - racconta Edo - un siciliano ed un toscano. Quest’ultimo era un pastore, e fu, grazie al suo orientamento, di grande aiuto nel superare le Alpi. Anche le condizioni del viaggio furono durissime: quando arrivò dopo inenarrabili fatiche a Colmurano, il 19 maggio, mio nonno, suo padre, vedendolo da lontano, nell’immediato, non riuscì nemmeno a riconoscerlo tanto la prigionia e il lungo percorso, a piedi dalla Germania alle Marche, lo avevano provato, fra artrosi e reumatismi". Edo chiude con un messaggio rivolto alle giovani generazioni perché vicende come quella di suo padre siano ricordate e raccontate: "Oggi abbiamo tantissimo; la libertà che sembra scontata è dovuta a chi diede la vita perché noi potessimo avere una condizione migliore".

l. f.