
di Lucia Gentili
Questa mattina sciopero e presidio bis per i lavoratori Boost, ovvero ex Nazareno Gabrielli, davanti allo stabilimento di Tolentino. La proprietà intanto inizia a rompere il silenzio. "La Boost non sta fallendo, ma ha bisogno di coraggio e aiuto" affermano dall’azienda. Presidente e amministratore delegato della Boost è Marzio Carrara; il gruppo Boost è nato dalla fusione nel 2018 dell’ex Lediberg ed ex Arti Grafiche Johnson. Una grande realtà da 900 dipendenti – di cui un centinaio a Tolentino- e 150 milioni di fatturato, leader mondiale nella produzione di agende, "messa in ginocchio nel 2020 dai danni economici causati dalla pandemia", afferma la proprietà. "Per superare il difficile momento – prosegue - nel dicembre 2020 Carrara ha commissionato alla Bain & Company, apprezzata società di consulenza a livello mondiale, la redazione di un piano industriale da cui si evince che per procedere al rilancio sono necessari 40 milioni di euro di credito (cifra abbordabile per un’azienda che fattura 150 milioni di euro)". Carrara si rivolge quindi a tre istituti di crediti per chiedere sostegno economico tramite la concessione di finanziamenti. "Tutto sembrava andare per il meglio – continua - ma alcuni articoli apparsi sugli organi di stampa nazionale che riguardavano Alberto Di Rubba, socio e direttore finanziario di Carrara, e revisore contabile della Lega coinvolto nell’inchiesta sulla gestione dei fondi nell’ambito della vicenda Lombardia Film Commission, associavano il nome di Carrara a quello di Di Rubba (i due si conoscevano, ma Carrara con la vicenda dei fondi della Lega non c’entrava nulla, tanto da non essere mai stato chiamato a testimoniare)". Ciò non avrebbe aiutato Carrara nel reperire i finanziamenti bancari necessari a salvare l’azienda, con il blocco dell’erogazione di 12 milioni di euro. "Se da un lato è comprensibile la prudenza delle banche soprattutto in casi in cui la pressione mediatica è elevata – conclude la proprietà - dall’altro il risultato di tutto questo è che la Boost è sempre più in crisi: 900 dipendenti rischiano il posto di lavoro. I sindacati hanno quindi proclamato per il 22 luglio otto ore di sciopero e hanno tenuto un presidio di protesta all’esterno della prefettura. Speriamo che anche questo sia servito a far capire che la Boost non sta fallendo, ma ha bisogno di coraggio e aiuto".