A fine mese si riunirà l’assemblea dell’Ata 3 di Macerata. Un appuntamento nel corso del quale si farà il punto della situazione in merito all’individuazione dei cinque siti tra i quali scegliere quello in cui realizzare la nuova discarica di appoggio a Cosmari Srl. Un anteprima per la scelta definitiva che dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno, come più volte è stato sottolineato. O forse – paradossalmente, ma non troppo – il momento a partire al quale potrebbe iniziare un vero e proprio cambio di passo: non fare più alcuna discarica. Può sembrare strano, ma è questa l’ipotesi alla quale stanno già pensando diversi sindaci (Cosmari Srl è una società partecipata interamente dai 55 Comuni della provincia più il comune di Loreto), alla luce dei possibili sviluppi del rapporto con l’Ata di Fermo. In questa provincia (nello specifico a Ponzano di Fermo) stiamo già trasferendo una parte dei nostri rifiuti urbani, mentre un’altra parte finisce a Cingoli, dove il sito di Fosso Mabiglia è in esaurimento. È in programma, però, un nuovo ampliamento. È imminente, da parte di Cosmari srl, l’affidamento di un incarico per il progetto definitivo della variante alla discarica di Cingoli, che vale altre 250mila tonnellate, da realizzare nel corso del 2024. Per questo periodo l’idea è di consolidare il rapporto con Fermo, aumentando la quantità di rifiuti da trasferire, da circa 25mila a 55mila tonnellate, che sono poi quelle che dobbiamo smaltire in un anno, evitando il trasferimento – difficile e più costoso – in altri siti (Pesaro). Una volta completata la variante a Cingoli, saremo "coperti" fino alla fine del 20282029, un periodo nel corso del quale dovrebbe essere realizzata la nuova discarica. Il fatto è che entro il 2035, secondo le direttive europee, potrà finire in discarica un massimo del 10% dei rifiuti urbani, una quota residuale.
Proprio per questo si sta ragionando su un altro scenario: vale la pena investire risorse significative per un nuovo impianto, per appena sei anni, dal 2029 (sempre che si rispettino i tempi) al 2035? L’idea (ma dovrà metterci mano anche la Regione) è di dare vita a un sito interprovinciale tra l’Ata di Fermo (il cui sito presenta ancora significative disponibilità di superficie) e quella di Macerata. Oltre a un contenimento dei costi di gestione, a vantaggio di entrambe le realtà, con possibili ricadute sulla Tari, si ridurrebbe anche l’impatto ambientale, che c’è sempre quando si realizza un nuovo impianto. Naturalmente il percorso verso questo obiettivo non è scontato, anche perché richiede uno sforzo significativo di confronto e dialogo tra diverse realtà e istituzioni, Regione in primis. Ma certo è una prospettiva interessante, che tende a superare una visione ancora limitata di una problematica che, invece, può essere affrontata meglio se si uniscono le forze. Resta da chiedersi come mai questa possibilità sia emersa solo ora e non nelle tante riunioni fatte fino ad oggi.