Omicidio di Montecassiano, i movimenti nella villetta svelati dai telefonini

Cellulari dei familiari resettati il 30 dicembre, ma grazie ai tracciati sono stati ricostruiti i loro spostamenti. "Incongruenze con i racconti"

Enrico Orazi, Arianna Orazi ed Enea Simonetti

Enrico Orazi, Arianna Orazi ed Enea Simonetti

Macerata, 25 gennaio 2021 - I movimenti dentro e fuori dalla villetta di via Pertini, a Montecassiano, ricostruiti grazie ai cellulari. Anche così la Procura sta ricostruendo i fatti del 24 dicembre, per capire chi e come abbia ucciso la 78enne Rosina Carsetti. Dalle analisi sui telefonini dei familiari dell’anziana è emerso che il 30 dicembre tutti i dati sono stati cancellati. Ma moltissimo è stato ricostruito grazie a quei dispositivi, che tra l’altro, a quanto sembra, svelerebbero alcune incongruenze con la versione data dai congiunti della donna, indagati per omicidio, favoreggiamento, simulazione di reato e maltrattamenti.

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La sera della vigilia di Natale, alle 19.47, Arianna Orazi chiama i carabinieri, dicendo che in casa c’è stata una rapina e sua madre probabilmente è morta. Viene messa in collegamento col 118 e si attiva la macchina dei soccorsi. In via Pertini arrivano medici e militari, per ricostruire l’accaduto. In casa ci sono Enrico e Arianna Orazi e il figlio di quest’ultima, Enea Simonetti, che danno una versione. Versione ripetuta poi da Arianna ed Enrico Orazi nel corso di due interviste a "Quarto grado". Alla metà del pomeriggio, Enea era uscito per fare la spesa. Poi era entrato un uomo, che avrebbe prima ucciso Rosina, poi immobilizzato Arianna legandola con il filo dell’aspirapolvere e mettendole in bocca un calzino sfilato alla donna, e quindi sceso per immobilizzare anche Enrico Orazi, dargli due schiaffi, infilare un calzino in bocca anche a lui e chiuderlo in bagno.

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Quindi avrebbe preso duemila euro dal cassetto di una camera e sarebbe fuggito. Più tardi sarebbe tornato Enea, che avrebbe liberato madre e nonno. Ma questa versione ha suscitato subito le perplessità dei carabinieri, che non hanno trovato segni di scasso alle porte e alle finestre. Tuttavia poi l’avvocato Andrea Netti, che assiste i tre indagati, ha evidenziato un piccolo segno su una porta finestra, oggetto ora di una consulenza. Molti aspetti nel racconto sono sembrati contraddittori o inspiegabili agli inquirenti, a cominciare dal fatto che il rapinatore fosse disarmato, che avesse usato il cavo degli aspirapolvere per legare le vittime, che avesse ucciso soffocandola e rompendole 14 costole un’anziana indifesa, avesse dato due schiaffi a un 81enne già immobilizzato, e non avesse fatto nulla ad Arianna.

E poi ancora che Arianna avesse sentito un rumore sulle scale, pur dicendo che il volume della tv era molto alto, e che Enea fosse uscito la sera della vigilia per comprare un po’ di arista e una merendina rimanendo più di un’ora fuori casa. Il 2 gennaio, i carabinieri hanno sequestrato i cellulari di marito, figlia e nipote di Rosina e li hanno affidati al consulente informatico Luca Russo, che li ha esaminati col consulente della difesa Henry Coppari. Da questa analisi, si è scoperto che il 30 dicembre tutti i telefonini sono stati resettati e tutti i dati che contenevano cancellati. Perché? Perché i familiari hanno ritenuto necessario azzerare tutti i dati nei cellulari che usavano, quando hanno saputo che glieli avrebbero sequestrati? Malgrado tale operazione, è stato comunque possibile scoprire molti indizi dai cellulari, su orari e movimenti dei tre indagati. Questi indizi, a quanto sembra, darebbero un quadro dei loro spostamenti non molto coincidente con le versioni date dai tre indagati. A questi rilievi, la difesa col proprio consulente assicura di potere dare ampia spiegazione.