di Paola Pagnanelli
C’erano dei complici con Innocent Oseghale, il nigeriano condannato per l’omicidio della 18enne romana Pamela Mastropietro? La risposta potrebbe arrivare il 14 giugno, quando in tribunale sarà esaminata l’inchiesta bis sull’atroce delitto, condotta dalla Procura di Ancona. Il secondo fascicolo era stato aperto dall’ex procuratore generale delle Marche Sergio Sottani, che lo aveva avocato alla Procura di Macerata. Se ne ebbe notizia a ottobre del 2020, quando proprio ad Ancona era in corso il giudizio di appello per Oseghale. Non potendo credere che il nigeriano avesse fatto da solo tutto quell’orrore sul corpo di Pamela, fatta a pezzi in poche ore nella mansarda con una competenza pari a quella di un medico legale esperto, il procuratore Sottani aveva chiesto al Ros di rivedere la vicenda. Riesaminando e controllando ogni virgola degli atti di indagine, i carabinieri di Ancona sarebbero arrivati a sospettare di altri due soggetti, che sarebbero stati in contatto con Oseghale e presenti nella mansarda di via Spalato, dove era stata uccisa la ragazza. Ma andando avanti con le indagini, portate a termine dai sostituti procuratori Ernesto Napolillo e Salvatore Campochiaro dopo il trasferimento a Perugia di Sottani, gli elementi sarebbero apparsi troppo deboli per sostenere un’accusa. Così Ancona ha chiesto l’archiviazione del fascicolo bis. Ma contro questa richiesta i familiari di Pamela – assistiti dall’avvocato e zio della 18enne, Marco Valerio Verni – avevano fatto opposizione, indicando una serie di elementi da approfondire. A questo punto, dunque, sarà il giudice per le indagini preliminari, Claudio Bonifazi di Macerata, a decidere come procedere. L’udienza è stata fissata per il 14 giugno, ma la decisione potrebbe slittare di qualche tempo, per consentire al gip di esaminare tutti i documenti e poi di valutare come procedere. Intanto Oseghale attende il processo di appello bis, a Perugia, dopo che la Corte di Cassazione ha ritenuto la condanna all’ergastolo non adeguatamente motivata in merito all’accusa di violenza sessuale. Senza questo ulteriore reato, il nigeriano potrebbe poi essere condannato a trent’anni di reclusione.