Omicidio di Pamela, intercettazione choc: "Innocent mi chiese se volevo stuprarla"

La frase pronunciata da Lucky Awelima mentre parla con Desmond nel carcere di Ancona: "Mi telefonò chiedendomi se volevo andare a stuprare una ragazza che dormiva"

Pamela Mastropietro

Pamela Mastropietro

Macerata, 4 maggio 2018 - L’accusa formale di aver ucciso Pamela Mastropietro è stata mossa al nigeriano Innocent Oseghale, che ieri ha ricevuto una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere ad Ascoli. Ma per la procura, il trentenne nigeriano deve rispondere anche della violenza sessuale ai danni della diciottenne romana, trovata il 31 gennaio scorso, in pezzi, in due trolley abbandonati sul margine di una strada di Pollenza, in provincia di Macerata.

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La mamma di Pamela in città per il trasferimento della salma

Nelle intercettazioni allegate all’ordinanza di custodia cautelare, emerge un altro particolare agghiacciante: «Il 30 gennaio Innocent mi telefonò chiedendomi se volevo andare a stuprare una ragazza che dormiva», dice, intercettato dagli inquirenti nel carcere di Ancona, uno dei nigeriani arrestati, Lucky Awelima, mentre parla con Desmond Lucky. I due sono detenuti assieme a Innocent Oseghale, con l’accusa di aver ucciso e fatto a pezzi la 18enne romana a Macerata.

 

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«Sappiamo che Pamela è stata uccisa nella sua mansarda, a Macerata – ha riepilogato ieri il procuratore capo Giovanni Giorgio -, il Ris ha trovato le impronte di Oseghale nel sangue sul pavimento e il suo Dna è stato trovato sui genitali della ragazza, sebbene fossero stati asportati e lavati con molta cura con la candeggina. Lui poi ha portato via i trolley la sera del 30 gennaio. E in carcere, parlando con la sua fidanzata, ha ammesso di aver fumato con Pamela e poi di non aver capito più niente. Visto che la perizia medico legale stabilisce che la ragazza è morta per le coltellate al fegato e non per l’overdose, la nostra ricostruzione è che sia stata violentata, con la forza o approfittando comunque delle sue condizioni debilitate, e che poi sia stata uccisa, così ben lavata e fatta a pezzi per cancellare le tracce dello stupro».   Il giudice per le indagini preliminari però ha ritenuto questa ricostruzione una «seria ipotesi investigativa», ma non ancora suffragata dalle prove, per questo ha disposto la misura cautelare in carcere per omicidio, e non anche per violenza sessuale. «La ragazza – ha spiegato ancora il procuratore – secondo il giudice potrebbe aver avuto un comportamento «compiacente» con chi le aveva dato la droga, e in considerazione anche della sua personalità propende per un’altra ricostruzione: Pamela si sarebbe sentita male dopo l’assunzione di eroina, e Oseghale l’avrebbe uccisa perché non si scoprisse la sua attività di spacciatore. Ma il medico legale Cingolani e il tossicologo Froldi hanno escluso che ci sia stata un’overdose, e a uccidere Pamela sono state «le coltellate al fegato». Il magistrato ha parlato anche delle intercettazioni tra gli indagati. Oseghale in particolare, parlando in carcere con la compagna, avrebbe «una volta accusato Lucky Desmond, un’altra volta avrebbe ammesso di averla fatta a pezzi, e un’altra volta avrebbe detto che dopo aver fumato con lei «non ci avrebbe capito più niente». Per noi, si è trattato di un raptus: Oseghale avrebbe violentato la ragazza, poi l’avrebbe uccisa e avrebbe tentato di cancellare ogni traccia di lei».