Omicidio di Pamela Mastropietro, intercettazioni choc sui nigeriani

Le frasi di Desmond e Awelima in carcere: “Oseghale doveva mangiarla, questa è una cosa da bambini’’

Lucky Desmond

Lucky Desmond

Macerata, 24 aprile 2018 - «Questa è una cosa da bambini, abbiamo già fatto cose terribili. Oseghale avrebbe dovuto far sparire il cadavere tagliandone una parte a pezzettini da gettare nel gabinetto, e mangiando nel tempo il restante, dopo averlo congelato». È uno stralcio delle intercettazioni fatte in carcere, nella cella dove sono detenuti  Lucky Desmond e Awelima Lucky (FOTO) due degli arrestati – con Innocent Oseghale – con le accuse di omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere della diciottenne romana Pamela Mastropietro. Le parole vengono citate dal giudice Giovanni Manzoni, nell’ordinanza con cui impone ai tre un’altra misura cautelare, sempre in carcere, per l’accusa di spaccio.

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L’accusa si fonda su vari elementi, raccolti dal procuratore capo Giovanni Giorgio con i carabinieri. Ci sono le affermazioni degli indagati: intercettati in carcere,  Desmond e Awelima parlano della loro attività di spaccio di eroina e marijuana, svolta in città vicino a un istituto superiore, alla stazione, ai giardini Diaz, e a Montecassiano, vicino all’albergo dove era ospitato Awelima, per incarico di Oseghale.

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Tra l’altro, Desmond ammetterebbe anche di aver dato a Innocent Oseghale l’eroina, richiesta da Pamela, e poi Oseghale avrebbe fatto il suo nome con i carabinieri perché arrabbiato con lui: «Noi stiamo cercando sempre più soldi, perché vogliamo essere più ricchi». Desmond si vanta anche di aver fatto parte di una organizzazione criminale in Nigeria, e di non essere mai stato arrestato in Italia: se non ci fosse stato il caso di Pamela non lo avrebbero mai preso.

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Poi ci sono le indagini condotte dalla Finanza: è emerso che Oseghale ha movimentato con numerose carte postepay 26.776 euro, mandandoli in parte in Nigeria, e Desmond fino al novembre 2017 aveva mandato 1.371 euro in Austria e a Fermo, pur non avendo mai lavorato in Italia. Ancora, i carabinieri hanno rintracciato numerosi clienti dei tre nigeriani, che avrebbero più volte comprato da loro gli stupefacenti. Le indagini sono comunque ancora in corso.

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Ieri pomeriggio i carabinieri del Reparto operativo hanno fatto un nuovo sopralluogo nella mansarda di via Spalato (FOTO), alla presenza degli avvocati Simone Matraxia e Giuseppe Lupi che, con il collega Gianfranco Borgani, assistono gli indagati.