L’ultima follia, ragazzini praticano il parkour ai Giardini Diaz

Sorpresi a saltare da un’altezza di quasi quattro metri al centro della Terrazza dei Popoli

Uno dei ragazzini mentre salta (foto Calavita)

Uno dei ragazzini mentre salta (foto Calavita)

Macerata, 25 febbraio 2016 – Sfidare la morte con un salto nel vuoto. Protagonisti del parkour, la disciplina estrema che allena al superamento di qualsiasi ostacolo, sono alcuni ragazzini, tra i 10 e i 15 anni d’età, che si incontrano alla Terrazza dei Popoli, accanto ai Giardini Diaz, sfidando l’altezza e la sorte. E anche ieri, nel primo pomeriggio, un gruppo si stava dando da fare con questa pratica d’origine francese, saltando da un lato all’altro del tetto dell’edificio al centro della Terrazza dei Popoli (l’ascensore che collga con il Park Sì), a circa quattro metri d’altezza.

L’area di cemento che confina con i giardini non è l’unico spazio conquistato in città dagli amanti del parkour. Lo praticano ovunque, dalla zona del tribunale a quella del liceo scientifico, fino ai dintorni del centro storico. E c’è anche un video, diffuso sui social network, a filmare le loro imprese del 27 dicembre scorso (primo appuntamento per gli appassionati a Macerata), che documenta le prove di coraggio o di follia. Qui si vedono ragazzi (ma anche qualche ragazza) cimentarsi con prove di coraggio in vari quartiere della città.

Sapersela cavare in ogni tipo di situazione, credere in se stessi, non retrocedere, ma andare avanti, sempre, qualunque sia l’ostacolo che ci si trova di fronte: questa la filosofia del parkour, che spinge i ragazzi di tutto il mondo a saltare da un tetto all’altro, a rischiare, se non di perdere la vita, quantomeno di rompersi un braccio o una gamba. Il parkour è stato inventato nei primi anni Novanta dal francese David Bell, che a proposito dice: «Per capire cosa sia il parkour si deve pensare alla differenza tra quello che è utile e quello che non è utile in situazioni di emergenza. Stare attenti. Non fermarsi mai. Davanti ai problemi e agli ostacoli, anche della vita, andare sempre avanti». Una pratica che da qualche anno è diventato un vero e proprio movimento, con seguaci, delegazioni e comunità, sia virtuali che reali.