
di Franco Veroli
Sono 191 i bambini e i ragazzi provenienti dall’Ucraina che sono stati accolti ("inseriti e validati") nelle scuole delle Marche, sugli oltre cinquemila a oggi arrivati in Italia. Il gruppo maggiore è nella provincia di Macerata, dove se ne contano sessanta, seguita da quelle di Ancona (51), Ascoli (28), Pesaro-Urbino (28) e Fermo (24). Nella nostra provincia, gli studenti ucraini sono così distribuiti. Diciotto a Macerata: tre all’istituto tecnico economico Gentili, quattro all’istituto Enrico Fermi e undici al Cpia (Centro provinciale istruzione adulti). Altri sei sono all’istituto Strampelli di Castelraimondo, cinque all’istituto Egisto Paladini di Treia, altrettanti all’istituto Beniamino Gigli di Recanati, cinque all’istituto di via Regina Elena a Civitanova; tre a Cingoli, due dei quali all’istituto Varnelli e uno all’istituto Enrico Mestica; tre all’istituto Vincenzo Tortoreto di San Ginesio, tre all’istituto Lorenzo Lotto di Monte San Giusto, tre all’istituto Don Bosco di Tolentino, tre all’istituto Giacomo Leopardi di Sarnano, due all’istituto Vincenzo Monti di Pollenza, uno all’istituto Tacchi-Venturi di San Severino, uno all’istituto Manzoni di Corridonia, uno all’istituto Antinori di Camerino e uno all’istituto comprensivo di Colmurano. Il Cpia della provincia è l’istituto che ha accolto il maggiore numero di ucraini. "La nostra scuola sta accogliendo i profughi provenienti dall’Ucraina in tutte le sedi del Cpia di Macerata, con prevalenza nella zona di Civitanova. Al momento sono in tutto undici, ma le richieste stanno aumentando, i numeri sono destinati a crescere", spiega la dirigente Simona Lombardelli. "Visto l’elevato numero di domande di iscrizione – prosegue –, stiamo rispondendo in parte con i nostri corsi ordinamentali e in parte grazie ai corsi del progetto europeo Fami Icam (Fondo asilo, migrazione e integrazione), che hanno l’obiettivo di contribuire alla gestione efficace dei flussi migratori e all’attuazione, al rafforzamento e allo sviluppo della politica comune di asilo, protezione sussidiaria e protezione temporanea, e della politica comune dell’immigrazione, nel pieno rispetto dei principi riconosciuti dalla carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea". Il problema maggiore, com’è facile intuire, è quello della lingua. "La maggior parte dei profughi – evidenzia la Lombardelli – non conosce la lingua italiana, motivo per cui sono inseriti nei primi livelli di alfabetizzazione. L’inserimento a scuola, comunque, è facilitato dalla presenza, in fase di accoglienza, delle persone che li ospitano, poiché fungono da mediatori". L’accoglienza è organizzata secondo la nota ministeriale del 4 marzo, nella quale si invitano le scuole a porre particolare attenzione, oltre che al problema della lingua, alla rete di relazioni umane, ma anche sociali, in grado di assicurare degli stabili rapporti tra profughi, familiari, amici e parenti già presenti (anche di nazionalità italiana) in Italia, al fine di conservare intatti i piccoli gruppi di provenienza, i nuclei familiari e la comunità territoriale o geografica.