Vaccini Covid low cost con Unicam. "Pronti a sperimentarli sugli animali"

La ricerca di Augusto Amici dell’ateneo di Camerino: siero che non avrà bisogno della catena del freddo. "A breve la richiesta per cominciare i test in laboratorio"

Augusto Amici, ricercatore della Scuola di bioscienze e medicina veterinaria

Augusto Amici, ricercatore della Scuola di bioscienze e medicina veterinaria

Macerata, 12 aprile 2021 - Augusto Amici, ricercatore della Scuola di bioscienze e medicina veterinaria dell’Università di Camerino, sta lavorando sui vaccini anti-Covid. E presto presenterà al ministero della salute la richiesta di permesso per dare il via alla sperimentazione sugli animali da laboratorio. I suoi "vaccini a Dna" prevedono di introdurre nell’organismo informazioni genetiche tramite Dna, per fare produrre dalle cellule del corpo umano le proteine del Coronavirus e indurre così la risposta immunitaria. Si tratta quindi di vaccini che, per mantenersi, non necessitano della "catena del freddo", ovvero del complesso sistema di trasporto e conservazione di materiali all’interno di un intervallo di temperatura sicuro. Amici è già noto per i vaccini a Dna antitumorali, specifici per il tumore al seno, per i quali ha iniziato a lavorare a partire dal 1993 all’Università di Camerino. All’inizio degli anni 2000, l’incontro con il professor Guido Forni (oggi Accademico dei Lincei) ha dato una svolta alla sua ricerca e in pochi anni ha progettato, realizzato e sperimentato in vivo (sugli animali) due vaccini a Dna per la prevenzione e la cura del tumore mammario. Questi sono stati oggetto di brevetti internazionali e uno di questi ha ottenuto nel 2011 l’approvazione dal ministero della salute per essere sperimentato sull’uomo.

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Dottor Amici, com’è nata l’idea di fare vaccini contro il Covid? "Durante il lockdown di marzo 2020 da una discussione telematica con Giulio Caracciolo e Daniela Pozzi, professori di biofisica dell’Università la Sapienza di Roma. Io e la mia collega Cristina Marchini abbiamo pensato di unire le nostre competenze nel campo dei vaccini a Dna con quelle dei colleghi romani nel campo delle nanoparticelle. L’obiettivo è ottenere un nuovo vaccino a Dna contro la Sars-Cov2 incapsulato in nanoparticelle per ottimizzarne la somministrazione, in modo simile ai vaccini a Rna generati da Pfizer. In questo periodo, oltre al lavoro di ricerca per la messa a punto di un vaccino in grado di prevenire l’infezione virale, abbiamo presentato diversi progetti nazionali e internazionali per ottenere finanziamenti e poter sviluppare questa ricerca. Nel frattempo abbiamo anche richiesto un finanziamento alla Regione per sostenere la sperimentazione in vivo".

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Siete un team di ricercatori? "Sì, e stiamo collaborando anche con il dottor Mauro Provinciali, direttore del centro ricerca dell’Inrca di Ancona, al fine di realizzare un vaccino in grado di funzionare bene anche sugli anziani. Fa parte del team anche la dottoressa Roberta Galeazzi dell’Università Politecnica delle Marche, che si occupa dello studio informatico della struttura molecolare del vaccino".

Cosa dovete richiedere al ministero della salute? "Il permesso per realizzare la sperimentazione su animali da laboratorio".

Se questi vaccini genetici dovessero funzionare sugli animali, quale sarebbe il prossimo step? "Una volta terminata la sperimentazione animale e verificata l’efficacia dei nostri vaccini, si potrebbe iniziare la sperimentazione sull’uomo per ottenere un vaccino a basso costo, che non necessita per il suo mantenimento della catena del freddo".