Veterano della Polstrada: "Dai servizi per Saragat al trasporto di organi, i miei 40 anni in divisa"

L’ex ispettore Giulio Marini premiato per il suo attaccamento al corpo, dopo essere stato protagonista di un video diventato virale sul web "Ricordo tutti gli incidenti in cui sono intervenuto e le persone coinvolte".

Veterano della Polstrada: "Dai servizi per Saragat al trasporto di organi, i miei 40 anni in divisa"

Veterano della Polstrada: "Dai servizi per Saragat al trasporto di organi, i miei 40 anni in divisa"

"Dopo quaranta anni di polizia stradale, ogni volta che passo per l’A14 mi ricordo tutti gli incidenti, le persone coinvolte, le famiglie, le storie. Era anche faticoso, stavamo di pattuglia in moto, giorno e notte anche con la pioggia. Ma rendersi utili agli altri era bellissimo". A 85 anni, l’ex ispettore Giulio Marini sembra ancora pronto a salire in sella per l’ennesimo servizio di pattuglia. Il breve racconto della sua esperienza, nei giorni scorsi, fatto attraverso un video girato per caso in strada, ha avuto migliaia di visualizzazioni tanto che Marini è stato richiamato in caserma, in via dei Velini, per una piccola cerimonia, per ringraziare il suo attaccamento alla divisa e il suo vero spirito di servizio. "Sono nato a Colonnella, in provincia di Teramo, ma da anni abito con mia moglie a Macerata. Sono entrato nel 1960 al Battaglione motociclisti Piacenza, poi sono stati a Cesena alla scuola della Polstrada, poi ad Ascoli e al distaccamento di Porto San Giorgio dove gli incidenti, con la statale 16, erano all’ordine del giorno, quello era un campo di battaglia. Poi ho frequentato la scuola ufficiali a Roma, da dove sono andato ad Aosta. Lì stavamo veramente bene, ma avevo i genitori ad Alba Adriatica e così chiesi il riavvicinamento, e sono arrivato a Macerata, dove sono rimasto dal 1969 al 1999".

Se pensa al suo lavoro, qual è la prima immagine che le viene in mente?

"I tanti incidenti. In particolare una volta, nel ‘63, a Porto Sant’Elpidio in dieci minuti ci furono due incidenti mortali. Erano le 3 di notte. Sono piombato sul primo, nel quale era morta una ventenne californiana, e poi subito dopo ci dissero dell’altro".

Ma non sono ricordi dolorosi?

"Sono difficili da smaltire. Ma ancora ho in mente nomi, dinamiche. Quella della ragazza californiana era stata orribile, era stata catapultata fuori dall’auto, non la trovavamo. Io ho tenuto per un braccio l’amica svenuta, per portarla ai soccorritori. Sono cose che lasciano il segno. Ancora oggi se percorro la statale 16 mi ricordo gli incidenti. E poi è tremendo portare ai familiari la notizia di morte di un parente".

Come si fa?

"Con tanta delicatezza. Non puoi chiedere se soffrono di cuore, allora magari ti informi sui farmaci. Non è mai facile, e dopo uno continua a pensarci. Tuttavia, la Stradale è bella. Quando mi sono arruolato, con il concorso per 2mila posti, ero entusiasta, avevo 21 anni e ho dato tutto me stesso. Mi faceva sentire utile, facevo qualcosa per gli altri. A volte c’erano storie tremende, ma in queste tragedie a volte sono diventato amico delle famiglie che avevano perso un congiunto".

Le pattuglie non sono anche faticose?

"Certo. È faticoso di notte soprattutto. Facevamo le pattuglie solo in moto, anche con la pioggia. A Porto San Giorgio percorrevamo tutta la strada dal ponte sul Chienti a quello sul Tronto, era pesante. Ad Aosta, all’improvviso arrivava il presidente Saragat in vacanza ed era tutta una corsa. Oppure, quando nevicava a Colfiorito dovevamo caricarci sulle spalle le persone per portarle via, con quei cumuli di neve non c’erano alternative. Ma si faceva volentieri, mi piaceva e stare a contatto con la gente è meraviglioso".

Ricorda anche avventure positive?

"Una volta una donna fu costretta a partorire in casa, perché aveva nevicato tantissimo e non riusciva ad andare in ospedale; la accompagnammo noi con la Campagnola. Ricordo benissimo il primo espianto di organi a Macerata: fui io a portare con la massima urgenza, fino all’aeroporto di Falconara, l’equipe medica e gli organi. E poi un’altra volta una persona fu morsa da un serpente a sonagli che aveva in casa, trovare l’antidoto era complicato ma abbiamo corso per trovarlo e portarglielo. Per me è stato fantastico. Ma vorrei anche dare un monito alla gente, dopo tutto quello che ho dovuto vedere in 40 anni".

Le ha fatto piacere l’invito alla caserma di via dei Velini, dove ha lavorato tanti anni?

"Moltissimo. Ho ringraziato tutti, soprattutto la comandante del compartimento regionale che è stata splendida".