Geografia della ricchezza: Macerata guadagna un posto e diventa quarta

Il valore aggiunto pro capite nella nostra provincia è cresciuto del 35,8%, la percentuale più alta delle Marche. Importanti i servizi collegati al turismo

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Macerata, 2 dicembre 2023 – Nell’arco di ventidue anni, dal 2000 al 2022, il valore aggiunto pro capite in provincia di Macerata è passato da 17.921 a 27.507 euro, 9.856 in più, una crescita del 35,8%, la percentuale più alta delle Marche, che ha spinto la provincia dal quinto al quarto posto. La provincia di Ancona, con un valore aggiunto di 31.328 euro, si colloca al primo posto (come ventidue anni fa), facendo registrare un aumento di 11.012 euro (+35,1%). Seguono le province di Pesaro Urbino con 28.677 euro (passa dal quarto al secondo posto), 10.194 in più (+35,5%), Ascoli Piceno con 28.063 euro (scivola dal secondo al terzo posto), 8.569 in più (+30,5%). Ultima la provincia di Fermo con 24.119 euro (slitta dal terzo al quinto posto), 5.401 euro in più (+22,3%). Questo il quadro che emerge dall’analisi realizzata dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere sul valore aggiunto provinciale del 2022, una delle tradizionali attività di misurazione dell’economia dei territori realizzata dal sistema camerale. Va evidenziato, però, che tra il 2021 e il 2022 in tutte le province marchigiane la crescita è stata inferiore a quella media nazionale, attestatasi al + 6,9%: Macerata + 4,7%, Ascoli Piceno + 4,8%, Ancona + 4,3%, Pesaro Urbino + 4,2%, Fermo + 4,3%.

Una ’geografia della ricchezza’ che dietro ai numeri nasconde processi di medio-breve periodo che hanno ridisegnato l’economia regionale e provinciale. Non sfuggono gli effetti prodotti dalla crisi del 2008, che hanno, ad esempio, ridimensionato il manifatturiero, in particolare il comparto calzaturiero (questo potrebbe spiegare la situazione del Fermano), così come il ’sorpasso’ della provincia di Ascoli Piceno su quella di Macerata tra il 2019 e il 2022, in larga misura attribuibile alla crescita del polo farmaceutico del Piceno, anche in relazione alla pandemia.

"L’analisi dei livelli provinciali di sviluppo evidenzia come uno dei fattori di successo e di resilienza, anche a livello territoriale, sia rappresentato dall’avere più motori di crescita. In particolare, guardando alle performance provinciali due sembrano quelli più rilevanti: un sistema industriale saldo e interconnesso e una capacità di attrarre e far crescere la filiera dei servizi collegata al turismo", ha evidenziato Andrea Prete, presidente di Unioncamere. "Il tutto – ha aggiunto - si è accompagnato al buon andamento dell’edilizia, in parte consistente però legato anche ai provvedimenti di incentivazione. L’apertura ai mercati internazionali si è poi dimostrata un deciso fattore propulsivo. In una fase di rallentamento che interessa l’economia europea dobbiamo perciò valorizzare queste caratteristiche per poter continuare a competere con successo".

In testa alla classifica stilata dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere c’è la provincia di Milano con un valore aggiunto pro-capite di 55.483 euro, un valore tre volte e mezzo superiore a quello generato da Agrigento (15.665 euro), fanalino di coda e quasi doppio quello della media nazionale (29.703).