Vendemmia a Macerata: "Manca la manodopera"

Sempre più difficile trovare stagionali per la raccolta dell’uva. L’imprenditore Giuseppe Borioni: "Pesa il reddito di cittadinanza"

Vendemmia, manca la manodopera

Vendemmia, manca la manodopera

Macerata, 20 settembre 2022 - È tempo di vendemmia, ma manca la manodopera. In base ai dati Inps, forniti da Coldiretti, gli operai a tempo determinato, quindi assunti per lavori come la vendemmia, sono 15.705 in tutta la regione, di cui 4.600 extracomunitari, e 4.174 nel Maceratese, di cui 1.505 extracomunitari. I mesi di settembre e ottobre sono quelli in cui la manodopera è più richiesta (circa 20% in più). "Non è facile quantificare la carenza di personale – spiega il presidente Coldiretti Macerata Francesco Fucili –, di sicuro però la nostra regione fa meno ricorso a manodopera a tempo determinato. Credo che manchi qualche centinaio di stagionali. Senza considerare le problematiche del momento, a partire dai rincari". La mancanza di personale spinge le aziende, per forza di cose, alla vendemmia meccanizzata. Come quella di Giuseppe Borioni, che ha circa 11 ettari di vigneti ad Apiro, nella zona del Verdicchio dei Castelli di Jesi.

"Negli ultimi dieci anni – dice Borioni – la situazione è andata peggiorando: gli anziani piano piano smettono e i giovani non si trovano. Anche gli stranieri sono in diminuzione. Così, da qualche tempo, sui vigneti più nuovi sto ricorrendo alla macchina, la vendemmiatrice, per la raccolta meccanica dell’uva. Metà del raccolto è a mano (con l’aiuto di due pensionati in aggiunta a cinque di noi fissi) e l’altra metà a macchina. In realtà con l’uso di quest’ultima la qualità aumenta perché, operando di notte, il mosto non si ossida con la luce. Il 2022 si preannuncia una buona annata per quantità e qualità in quanto sulle nostre zone, anche per lo sbalzo termico tra il giorno e la notte, la siccità non ha inciso". Resta però il problema della mancanza di personale.

"Credo manchi proprio la voglia – prosegue Borioni –, il nostro forse viene considerato un lavoro troppo umile e faticoso, senza orari né festivi. Ma diventerà sempre più necessario un ritorno alla terra. Pesa il reddito di cittadinanza. Eppure non mancano tutele per la categoria". Gli stagionali vengono pagati a giornata (6,5 ore) e la retribuzione dipende dal livello. Si parte da un minimo di 7 euro netti l’ora per i non qualificati (operazioni di raccolta) fino a 9,50 euro l’ora per gli specializzati. Per le giornate non lavorate è possibile accedere alla disoccupazione agricola come ammortizzatore. "È difficile trovare ragazzi disposti a fare esperienza e a imparare – aggiunge Fabio Marchionni dell’azienda agricola Collestefano di Castelraimondo, che produce Verdicchio su circa 20 ettari –. Servirebbero cinque/sei persone per trasportare e scaricare le cassette di uva e caricare la pressa . Comprendiamo che, trattandosi di lavori stagionali, si fa fatica a reperire personale in cerca di stabilità. Ma per fortuna esistono aziende proprio per questo tipo di servizi, che riescono a garantire una continuità per tutto l’anno ai lavoratori. Dispiace però che non arrivino più richieste di stage o alternanza scuola/lavoro dagli istituti agrari. In passato succedeva, ma dopo la pandemia niente. I giovani al quarto o al quinto anno di superiori potrebbero fare esperienza".