
Il fotografo Gianni Berengo Gardin
E’ vasta e partecipe la commozione della comunità modenese, soprattutto della Bassa e del distretto ceramico, per la scomparsa a 94 anni di Gianni Berengo Gardin, maestro indiscusso della fotografia italiana e internazionale, cittadino onorario di Mirandola dal 2010.
L’onorificenza gli fu conferita a seguito del legame che per anni ha intrattenuto con la Città dei Pico, che aveva frequentato attraverso progetti legati al castello dei Pico, fornendo un contributo culturale e umano alla città con un’intensa attività fotografica a contatto col territorio, capace di testimoniare con grande sensibilità luoghi, volti e identità della Mirandola contemporanea.
La sua presenza e il suo lavoro avevano lasciato un’impronta indelebile nella comunità, a riprova del suo impegno nel raccontare con empatia e realismo le storie di persone e territori.
Con sguardo attento e poetico, era stato in grado di documentare le trasformazioni del paesaggio urbano e rurale, cogliendo con rara maestria le emozioni e le storie della comunità locale.
"Con la scomparsa di Gianni Berengo Gardin, perdiamo un testimone sensibile del nostro tempo, un artista che ha saputo leggere l’anima dei luoghi e delle persone – commenta la sindaca Letizia Budri –. Per Mirandola è una perdita che tocca il cuore della nostra identità, perché Gianni non è stato solo un fotografo in visita: è stato un mirandolese. Le sue immagini rimarranno, a custodire la memoria di ciò che siamo e di ciò che vogliamo continuare a essere.
A nome dell’amministrazione e della città intera, esprimo il più profondo cordoglio alla sua famiglia e a quanti gli sono stati vicini".
Fondatore del gruppo Laica Italia insieme a Vanni Calanca, altro illustre mirandolese, aveva realizzato un importante reportage sul sisma del 2012 a Mirandola, contribuendo a far conoscere le ferite e la forza di quella terra.
La sua vita, trascorsa tra Roma, Venezia, Lugano, Parigi e Milano, era stata un viaggio attraverso le città e le culture, sempre con la macchina fotografica in mano, catturando l’essenza della società, dell’architettura e dell’ambiente.
La sua collaborazione con Mirandola era iniziata oltre vent’anni fa con il circolo fotografico cittadino, e poi si è andata consolidando all’interno del Photoclub Leica, in un dialogo costante tra arte e territorio.
"Figura di riferimento assoluto nel panorama artistico del Novecento e del nuovo millennio, la sua morte – scrive Roberto Ganzerli, presidente della Cooperativa sociale ’La Zerla’ di Mirandola e grande appassionato di cinema e fotografia – rappresenta una perdita incolmabile per il mondo dell’arte e della cultura, ma anche per tutte le comunità che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di essere toccate dal suo sguardo profondo e sensibile. Addio, grande maestro, il tuo sguardo – conclude Ganzerli – continuerà a vivere nei nostri cuori e nelle immagini che hai lasciato".
Era stato legato anche al distretto ceramico Berengo Gardin, che la Marazzi volle a ‘raccontare’ il rivoluzionario brevetto della monocottura che mezzo secolo fa ha rivoluzionato la ceramica in termini di processo e prodotto.
Con una serie di fotografie realizzate nel 1977, il maestro era riuscito a catturare il dinamismo delle nuove linee produttive, distinguendosi per un uso sorprendente del colore. In un’opera unica nel suo genere.
Fu tra l’altro, una delle rare occasioni in cui l’artista aveva abbandonato la sua classica fotografia in bianco e nero per esplorare la velocità e il flusso vibrante di forme e tonalità, offrendo una visione astratta e inusuale del processo produttivo.
Gi scatti sono raccolti in un volume celebrativo e sono stati oggetto di una mostra a Palazzo Ducale andata in scena in occasione del FestivalFilosofia 2024.
Alberto Greco e Stefano Fogliani