
Manuel Agnelli sarà il protagonista di «Lazarus» (Foto di Fabio Lovino)
Un appartamento tetro, triste, separato da tutto. Una poltrona, un tavolo che è anche una tastiera. Una solitudine. Newton è il migrante interstellare, l’alieno caduto sulla Terra e costretto a rimanervi, prigioniero di un mondo che non è il suo. E in questo spazio claustrofobico (che certamente è il riflesso della sua mente) viene visitato da personaggi, presenze, figure che sono ‘altre da sé’ o forse sono proprio la sua vera ‘anima’.
"Lazarus" fu l’ultimo lavoro di David Bowie, scritto insieme al drammaturgo irlandese Enda Walsh: l’opera rock debuttò il 7 dicembre 2015 al New York Theatre Workshop di Manhattan, e quella fu l’ultima apparizione pubblica di Bowie che sarebbe scomparso appena un mese più tardi, il 10 gennaio 2016. Insieme all’album "Blackstar", questo spettacolo è considerato come il suo testamento creativo.
A 50 anni dal romanzo originale di Walter Tevis "The man who fell to Earth" e a 40 dal film di Nicholas Roeg che lo aveva visto come attore, David Bowie scelse di riprendere il personaggio dell’alieno finito qui, in un’altra atmosfera, fra altra gente, vittima dei suoi fantasmi e della dipendenza dal gin.
Due anni fa, Valter Malosti, direttore di Ert, ne ha tratto la prima versione italiana, uno spettacolo di grande successo che – a grande richiesta – questa primavera è tornato sui palcoscenici italiani. Da stasera a domenica 18 maggio lo rivedremo al teatro Storchi di Modena: protagonista è sempre Manuel Agnelli, carismatico ‘cantattore’ e storico frontman degli Afterhours, affiancato dalla cantautrice e polistrumentista Casadilego, vincitrice di X Factor, oltre a una decina di performers (fra cui Camilla Nigro, Dario Battaglia, Andrea De Luca) e otto musicisti, con gli arrangiamenti originali di Henry Hey e il progetto sonoro di Gup Alcaro che per questo spettacolo ha ricevuto il premio Ubu 2023.
Lo spettacolo è come un’esperienza di ‘teatro totale’ dove si uniscono musica, arti visive, recitazione, danza e videoarte, tutto intessuto da numerosi brani fra i più celebri di David Bowie, fra cui "This is not America", "Changes", "Absolute beginners" fino all’iconica "Heroes". E al centro c’è sempre lui, Newton, che attraverso la tv riceve segnali dal passato, ma nella sua mente capta già visioni del futuro e quindi mescola tutto in un continuum che è angosciante e commovente insieme. "Lazarus non è il racconto di un ritorno alla vita, ma il riconoscimento dell’impossibilità di morire quando il dolore per l’amore perduto, la radicale separazione dal mondo, la dipendenza e la psicosi ci soverchiano", ha spiegato Valter Malosti. E in fondo, aggiunge, "quest’opera sofisticatissima ma al tempo stesso popolare ci parla del nostro viaggio di migranti sulla Terra. Di Bowie - Newton scompare il corpo ma rimane in dono la preziosa e altissima qualità dei suoi testi musicali e l’energia che attraverso la sua musica ci salva e ci fa vibrare".