
Domani il nuovo allestimento di ’Cavalleria Rusticana’ e ’Pagliacci’. Il tenore interpreta i due protagonisti
Giusto il tempo di un intervallo, di un cambio di scena e di costumi e... "prima, in ‘Cavalleria’, ero il traditore. Dopo, in ‘Pagliacci’, divento il tradito", sorride Angelo Villari, apprezzato tenore siciliano che abbiamo applaudito più volte al nostro Comunale (è stato Manrico nel "Trovatore", poi il principe Calaf in "Turandot"). Per questa nuova produzione del celebre dittico, Villari ‘si sdoppia’, interpretando i protagonisti di entrambe le opere: l’infuocato compare Turiddu, poi il dolente Canio, roso dalla gelosia.
Una bella prova... "Sì, cantare entrambi i ruoli è sicuramente impegnativo. Prima di oggi, l’ho fatto soltanto una volta, qualche anno fa al Comunale di Bologna. Ho accettato volentieri perché qui a Modena mi sono sempre trovato molto bene e con il maestro Sisillo si lavora con cura e con attenzione".
"Cavalleria" e "Pagliacci" rappresentano due gioielli del repertorio verista che le è molto congeniale... "Sono opere vicine al mio gusto e anche alla mia vocalità. E ho sempre cercato di affrontarle con un approccio diverso dal consueto".
Ovvero? "Talora si confonde il verismo come filone letterario e artistico con la sua espressione vocale. Siccome le storie narrate sono spesso drammatiche e potenti, spesso si è portati a strafare anche nel canto. Confrontandomi con vari direttori e maestri, ne ho ricavato invece la convinzione che l’opera verista vada ‘belcantata’ e non urlata, evitando che il verismo diventi soltanto uno sfoggio di potenza e di irruenza. La difficoltà è appunto nel cercare di controllarsi".
Turiddu e Canio sono due uomini combattuti. Cosa li accomuna e cosa li differenzia? "Le due storie ci raccontano di amore e di contrasti, ed entrambe culminano in un omicidio, sempre causato dal tradimento. Turiddu è un giovanotto sfrontato che sfida il destino: sa bene che incontrando Alfio, il suo rivale, andrà incontro alla morte. Ha la baldanza giovanile però alla fine, prima dello scontro decisivo, si rivolge alla madre. Canio mi sembra una figura più completa di uomo, passionale e anche irruento, però vero. Mentre in altre opere il tenore è sempre eroico, e il baritono è amante non corrisposto, qui le dinamiche sono diverse".
Fra "Cavalleria" e "Pagliacci", quale preferisce? "Dal punto di vista musicale e vocale, ‘Cavalleria’ è opera più nobile, ma ‘Pagliacci’ ha pagine di grande eleganza, e la preferisco, anche dal punto di vista interpretativo".
Per "Pagliacci" non possiamo dimenticare le grandi interpretazioni di Luciano Pavarotti... "Un vero Maestro: con la sua voce, qualsiasi interpretazione era ineccepibile".
Più in generale, quali sono i suoi modelli vocali? "Ho sempre amato e amo le voci di Franco Corelli, Mario Del Monaco o Giuseppe Di Stefano: vocalità diverse per sfaccettature, ma tutte ti entravano nel cuore e nell’anima, e in questo repertorio erano stupendi. Dal punto di vista tecnico, mi piace ispirarmi proprio a Corelli, ma adoro anche Giuseppe Giacomini o Richard Tucker".
Di recente l’abbiamo ascoltata anche in "Madama Butterfly" a Piacenza e Ferrara. Anche Puccini è fra i suoi autori d’elezione? "Sì, un compositore straordinario. Fra le sue opere, amo tantissimo ‘Il tabarro’, un concentrato di musica e di trama, come un film. Il prossimo anno avrò il mio debutto in ‘Manon Lescaut’: non vedo l’ora".